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“Il Racconto nel Cassetto – Premio Città di Villaricca”

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Sono Raffaele Galiero con il racconto breve “Aettarrubba” e Lorenzo Ambrosi con il racconto per ragazzi “L’arcobaleno di Antonello” i vincitori della quattordicesima edizione del “Racconto nel cassetto – Premio città  di Villaricca”. 

Per la sezione “Racconti” la piazza d’onore è andata a Emilio Mola con il lavoro “L’antenna scomparsa”; terzo classificato è invece stato Pierluigi Vito autore di: “Una bottiglia di stock 84”. Assieme alla soddisfazione di essere arrivati primi e la possibilità di vedere stampato il loro libro, Galiero e Ambrosi si portano a casa, rispettivamente, un assegno di 3.000 e 2.000 Euro, che la onlus ALI ha riservato ai due vincitori anche quest’anno. Duemila e mille euro è invece il valore dei premi riservati al secondo e al terzo classificato. Per la sezione “Fiabe e storie per bambini” seconda classificata è stata Maddalena Tinelli con il lavoro “La serpentessa che collezionava vestiti”, mentre il terzo posto è andato a Iana Da Prato con la storia “Panna e cioccolata, una piccola grande amicizia”. Tinelli e Da Prato si aggiudicano, rispettivamente, anche un assegno di 1.200 e 800 Euro. "Il Racconto nel Cassetto - Premio Città di Villaricca"La proclamazione dei vincitori del concorso letterario per scrittori emergenti “Il racconto nel cassetto – Premio città di Villaricca”, promosso e finanziato dalla onlus ALI e dalla casa editrice Cento Autori, entrambe presiedute da Pietro Valente, è avvenuto nel corso della serata di Gala tenutasi all’Hotel Villa Maria (complesso turistico La Lanterna) di Villaricca. Nel corso della serata, condotta dagli attori Rosaria De Cicco e Sasà Trapanese, per la direzione artistica di Giancarlo De Simone, si sono esibiti numerosi artisti, tra i quali l’attore e cabarettista Gino Rivieccio. Consegnati, a fine della serata i riconoscimenti alla carriera agli attori Federico Salvatore e Peppe Lanzetta. Una targa è stata anche consegnata alla vedova del regista e cineasta napoletano Pasquale Squitieri.

"Il Racconto nel Cassetto - Premio Città di Villaricca"

I lavori giunti presso la segreteria del concorso sono stati 1.909, di cui 1.386 per la sezione “Racconti” e 523 per quella delle “Fiabe e storie per bambini”. Dopo una prima scrematura posta in essere dalla redazione del concorso coordinata dalla professoressa Teresa Meo, i lavori sono stati sottoposti al vaglio di una giuria popolare composta da docenti e giornalisti che ha selezionato i sei finalisti, tre per ciascuna sezione. Le opere finaliste sono state valutate dalla giuria tecnica, presieduta dal giornalista Ermanno Corsi, che ha stabilito l’ordine dei vincitori. Finalisti dell’edizione 2017 del concorso sono:

Raffaele Galiero – 1° classificato per la sezione “Racconti” con il lavoro “Aettarrubba”

“Dai Giusè, passa al nonno.“ E Giuseppe inseguiva il pallone sulle mattonelle scardate del terrazzino, correndo dietro il sogno ereditato dal nonno. “Quando ti fai grande devi andare a giocare nel Real Madrid. “ e  gli raccontava di Puskas, e di Saeta Rubia , Aettarrubba, come diceva lui, che era poi il soprannome di Alfredo di Stefano, e di quella squadra invincibile che era il Real Madrid. Era il sogno del nonno, ma, un po’ alla volta, era diventato anche il suo.  Un giorno avrebbe giocato nel Real Madrid. Cresceva così, giocando da solo con una palla contro il muro. Più lui cresceva, più le palle diventavano piccole e più lui diventava bravo. A tredici anni un provino per il Napoli. La strada per Madrid passava per Napoli, gli diceva il nonno. Ma la sua strada prese un’altra direzione quella mattina, per una rapina andata male. Giuseppe si sentì tradito, imbrogliato dalla vita e anche dalla Madonna del Pallone che pensava lo proteggesse, perché anche Lei l’aveva tradito e imbrogliato , perché anche Lei gli aveva  schiattato il pallone.

Emilio Mola – 2° classificato per la sezione “Racconti” con il lavoro “L’antenna scomparsa”

Nicola Bussari ha sempre vissuto lontano dai guai. La sua esistenza, fin dall’infanzia, non deraglia mai dai binari delle regole. Mai una sbavatura, una bravata, un’albicocca rubata o un compito in classe copiato. Troppi rischi. E a lui, i rischi, non piacciono. Teme oltremisura le conseguenze delle cattive azioni, anche delle più banali e innocenti: e tanto basta a renderlo, agli occhi di tutti una persona noiosa, pesante, perfino sgradevole. Insomma: da evitare. Eppure Martina, dolce e solare compagna di università, da quel ragazzo così strano, isolato dagli altri, si sente attratta. Lo avvicina, lo frequenta, se ne innamora. Martina è un improvviso raggio di sole nella grigia vita di Nicola. Lo completa, lo migliora, libera quelle qualità, quell’ironia, quella profondità, quell’inattesa simpatia che l’avevano travolta. Nicola diventa una persona nuova. Ha un amore, un’auto, un lavoro e un appartamento. Piace a Martina, piace a sé, piace perfino agli altri. Tutto sembra perfetto. Fino a quella notte. Martina vuole un figlio. Nicola no. Perché ha paura. La sua codardia torna a galla prepotentemente durante una lite furibonda. Nicola fugge via. Entra in auto, pensa, rimugina, capisce che le sue solite, vecchie paure, stanno per rovinare la sua felicità. E non lo accetta. Decide allora di tornare indietro per dire che sì, un figlio lo vuole anche lui. Sente di aver vinto per sempre sul vecchio Nicola. Vuole cantare. Accende l’autoradio, ma nulla: qualcosa non va. L’antenna è scomparsa. E allora fa quello che non avrebbe mai fatto prima. Decide di rubarne una da un’auto dello stesso modello. E ci riesce. Torna verso la sua auto. Quando si risveglia realizza di trovarsi in un bagagliaio. Ha ferite su tutto il corpo. Ricorda le botte, i volti, l’orrore. E capisce che non è ancora finita. Che non hanno ancora finito. L’alba lascerà dietro di sé una notte di violenza e illusione, di vita e morte, di sangue e speranza.

Pierluigi Vito – 3° classificato per la sezione “Racconti” con il lavoro “Una bottiglia di stock 84”

23 novembre 1980: una fortissima scossa di terremoto devasta l’Irpina e le zone limitrofe. Nel far partire la macchina dei soccorsi, ci si rende conto che le carte dell’area colpita sono ormai obsolete. Vengono allora organizzate squadre di cartografi per ridisegnare strade e paesi sulle mappe. Il racconto segue il lavoro di uno di questi: Antonio, originario del Friuli, terra sconvolta da un analogo sisma solo 4 anni prima in cui morì parte della famiglia del protagonista. Che si porta dietro una storia di delusioni e tradimenti che solo alla fine di questa spedizione troveranno una pacificazione.

Lorenzo Ambrosi – 1° classificato per la sezione “Fiabe e storie per bambini” con il lavoro “L’arcobaleno di Antonello”

La terza B è composta da secchioni e da alunni indisciplinati che hanno poco interesse per la scuola. È una classe disunita. Questi adolescenti sono impegnati in un’ora di supplenza. La professoressa Savignoni, insegnante di una disciplina dal nome singolare, ‘la materia che c’è se vuoi’, affida loro un compito da svolgere. Devono aiutare Antonello, un loro coetaneo autistico, a trovare l’arcobaleno. Questa richiesta è fatta loro direttamente dalla mamma del ragazzo, che li avverte: Antonello non desidera il classico arcobaleno. I ragazzi, tutti interessati al compito, si dividono in quattro gruppi. In giornate diverse, si ritrovano a casa di Antonello per capire cos’è che va cercando. Quelli che a scuola sono i più svogliati hanno l’intuizione vincente: Antonello anela a un arcobaleno di amici pronti a sorridere e a fare gruppo con lui. Per verificare tale ipotesi, i ragazzi invitano a scuola il giovane e sua madre e si fanno trovare vestiti nei sette colori dell’arcobaleno. Antonello trova in quel gruppo colorato la risposta alla sua domanda. La mattinata si conclude nel migliore dei modi: il compito della ‘materia che c’è se vuoi’ è terminato e la classe si ritrova più unita. La professoressa Savignoni, concluso il suo lavoro, saluta la terza B e si avvia verso un’altra scuola. Altri ragazzi hanno bisogno di lei e la stanno aspettando.

Maddalena Tinelli – 2^ classificata per la sezione “Fiabe e storie per bambini” con il lavoro “La serpentessa che collezionava vestiti”

Kila è una dolce “serpentessa” che conduce una vita molto solitaria. Senza famiglia e senza amici, è ritenuta dagli altri animali vanitosa, in realtà è timida ed insicura. Il suo carattere candido e un po’ ingenuo, la porta a fidarsi troppo delle opinioni e dei consigli degli altri, finendo così vittima di inganni e scherzi crudeli. Subirà umiliazioni fino a convincersi di non essere accettata a causa del colore della sua pelle. Crescendo, va incontro alla sua prima muta che le causa preoccupazione e dolore. Con le mute seguenti, proverà sentimenti contrastanti nei confronti delle sue pelli ed arriverà alla decisione di collezionarle nel suo armadio. Resasi conto che i suoi “vestiti” hanno preso sfumature di colore diverse a causa dello sbiadimento, decide di indossarle nella speranza di essere finalmente accettata dagli altri. Ma anche questo goffo tentativo non permette a Kila di acquisire sicurezza e consensi. Sarà solamente l’aiuto di un saggio camaleonte, quando ormai Kila è diventata diffidente nei confronti di tutte le creature, a farle aprire gli occhi e farle comprendere che ogni essere vivente deve fare i conti con le sue fragilità e che non esiste un modo di essere valido per tutti. Da questo dialogo, Kila coglierà una grande lezione di vita che ha come parole chiave “accettazione” e “consapevolezza” ed imparerà a guardarsi con gli occhi dell’amore, smettendo di ricercare la perfezione ed accettando il suo percorso di crescita con fiducia e a testa alta.

Iana Da Prato – 3^ classificata per la sezione “Fiabe e storie per bambini” con il lavoro “Panna e cioccolata, una piccola grande amicizia”

Francesco è un bambino di 6 anni che frequenta la scuola materna assieme al suo amico del cuore, Najim: un bimbo “color cioccolato”, con i cappelli neri e gli occhi scuri. Oltre ai suoi amici ci sono anche tre bimbi, Alberto, Gregorio e Morgana che hanno fatto un “CLUB a numero chiuso” chiamato “Abbiamo sempre ragione noi”, nel quale non fanno entrare altri bimbi. La maestra Marina ha fatto un cartellone, con i nomi di tutti i bimbi e prima di uscire disegna una faccina sorridente accanto al nome del bimbo che si è comportato bene o una faccina triste accanto a quello che ha fatto il birbante. Alberto, Gregorio e Morgana hanno tantissime faccette tristi, anche perché si divertono a prendere in giro gli altri bimbi. Il loro bersaglio preferito è Najim, che chiamano “Cioccolata” o “uomo nero”, lui non risponde mai, però ci rimane male ogni volta. Una mattina Gregorio arriva a scuola con i capelli cortissimi. Alberto e Morgana appena lo vedono iniziano a prenderlo in giro e Gregorio ci rimane male, la maestra Lucrezia chiede perché abbia i capelli così corti e il bambino risponde che è stato il fratello. Arrivano allora gli altri bimbi che gli dicono che per giocare con loro non servono i capelli lunghi ma basta che smetta di prenderli in giro. Gregorio allora capisce….

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