Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella scioglie le Camere Consiglio dei ministri: si voterà il 4 marzo. La prima riunione delle nuove Camere nella diciottesima legislatura avverrà venerdì 23.
Si torna a votare il 4 marzo. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo aver sentito i Presidenti dei due rami del Parlamento, ai sensi dell’articolo 88 della Costituzione, ha firmato il decreto di scioglimento del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, che è stato controfirmato dal Presidente del Consiglio dei Ministri. Subito dopo, il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti, si è recato dai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati per comunicare il provvedimento di scioglimento delle Camere. CdM fissa data Elezioni Il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi ha presieduto il CdM per fissare la data del voto. Le prossime elezioni politiche, a quanto si apprende, si svolgeranno il 4 marzo. La prima riunione delle nuove Camere nella diciottesima legislatura avverrà venerdì 23 marzo e servirà per eleggere i rispettivi presidenti. Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri. Gentiloni e Minniti da Mattarella Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale il Presidente del Consiglio dei Ministri, Paolo Gentiloni, e il Ministro dell’Interno, Marco Minniti. Il presidente del Consiglio dei ministri ha presentato per la firma i seguenti atti deliberati dal Consiglio dei Ministri: Il decreto di convocazione dei comizi elettorali per le elezioni del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati per il 4 marzo 2018, nonché di determinazione della data della prima riunione delle nuove Camere fissata per il 23 marzo 2018. Il decreto di assegnazione alle Regioni del territorio nazionale e alle ripartizioni della circoscrizione Estero del numero dei seggi spettanti per le elezioni per il Senato della Repubblica. Il decreto di assegnazione alle circoscrizioni elettorali del territorio nazionale e delle ripartizioni al territorio della circoscrizione Estero del numero dei seggi spettanti per le elezioni della Camera dei Deputati. Il Capo dello Stato ha firmato i suddetti decreti, che sono stati controfirmati dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dal Ministro dell’Interno.
Prima di questo atto, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha avuto colloqui con il presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni, al Quirinale. Poi con il presidente del Senato, Piero Grasso. Ed infine ha ricevuto la presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini.
Gentiloni: «Naturalmente oltre a svolgere il mio ruolo fondamentale di presidente del Consiglio sia pure in un contesto di campagna elettorale e di camere sciolte, darò il mio contributo alla campagna elettorale del Pd» ha annunciato il premier. Pur nella sua funzione garante dell’efficienza governativa, Gentiloni ha tenuto a precisare che il governo non è super partes: «Fa riferimento a una maggioranza ed è normalissimo che chi lo guida abbia un ruolo, anche se non è un segretario di partito». Poi un appello a tutti i partiti: «Più la campagna elettorale sarà lontana dalla facile vendita di paure e da dilettanti allo sbaraglio, meglio sarà per il Paese». Sull’ipotesi di un suo secondo mandato da presidente del Consiglio con una maggioranza di larghe intese, Gentiloni dribbla: «Qualsiasi cosa dica in risposta a questa domanda credo che sarebbe usata contro di me. Governerò fino alle elezioni, dove mi auguro che la mia parte politica prevalga per poi avere un esecutivo con determinate caratteristiche».
Mattarella: «Quello delle elezioni non è mai un passaggio drammatico»
«Quello delle elezioni non è mai un passaggio drammatico». Risponde così il presidente della Repubblica al cronista che gli augura di risparmiare le forze in attesa delle elezioni di marzo e delle successive fatiche per la formazione di un nuovo governo. E in questa risposta c’è tutto il personaggio Mattarella, la sua impostazione rispettosa dei ruoli, la convinzione che i problemi vadano affrontati nel momento in cui si pongono. E soprattutto la consapevolezza che il lavoro di «arbitro» si esercita smussando gli angoli, cercando di ridurre le distanze calpestando solo vie illuminate dai lampioni della Carta costituzionale.
Ecco perché l’ex giudice della Consulta ha già fatto sapere che non basterà a nessuno avere un voto in più per ottenere l’incarico della formazione di Governo. L’obiettivo del ricorso alle urne. Dopo le consultazioni salirà al Colle solo chi avrà più chance di formare un esecutivo, come ordina la Costituzione di una repubblica parlamentare.