La funzione funebre di Pasquale Squitieri, si è svolta presso la chiesa di S. Maria ai Vergini che 78 anni fa vide il futuro regista alla fonte battesimale. La chiesa è la stessa che ospitò il funerale del principe Antonio De Curtis, in arte Totò.
di Giuseppe Giorgio – All’ombra di quegli stessi palazzi che fecero da scenario per la celebre poesia “Fravecature” di Raffaele Viviani e poprio di fronte all’antico edificio dello Spagnuolo, dove da tempo immemorabile attende di vedere la luce il museo dedicato al grande Totò, ieri mattina, si sono svolti i funerali bis del maestro del cinema italiano, Pasquale Squitieri. E non è un caso che ad ospitare la funzione funebre, sia stata proprio la chiesa di S. Maria ai Vergini che 78 anni fa vide il futuro regista alla fonte battesimale e non è un caso, proprio come avvenne per il principe De Curtis, che anche per il cineasta “controcorrente”, dopo quello romano, si sia celebrato un secondo funerale tutto napoletano. Assenti gli artisti che tutti aspettavano, fatta eccezione per Marzio Honorato, diretto da Squitieri nella miniserie tv del 1986 “Nase e cane” e per Vittorio De Bisogno e Giuseppe Mannaiuolo, rispettivamente diretti dal regista nei film “Razza Selvaggia” del 1980 ed “Il Pentito” del 1985, e tristemente assenti le istituzioni, fatta eccezione per il vice sindaco Raffaele Del Giudice, intervenuto con tanto di fascia tricolore, a prendere il sopravvento nella chiesa sono stati gli amici e quegli anziani abitanti dei Vergini che ancora ricordavano il giovane e bello Pasquale. Ed è così che alla presenza della compagna Ottavia Fusco, della seconda moglie, Claudia Cardinale, dei figli, del fratello e della sorella Nicola e Mariarosaria e di tanti personaggi tra cui: Imma Pempinello, Luciano Schifone, Francesco Emilio Borrelli, Mimmo Falco, Daniela Cenciotti e Francesco Colonnesi, l’estremo saluto rivolto dai napoletani a Squitieri, affetto a parte, è stato per molti versi, meno veemente ed affollato di quanto si aspettasse. Il tutto, quasi a confermare, anche in prossimità del suo ultimo viaggio, quella sorta di ostracismo di cui il regista è rimasto per tutta la vita artistica vittima. Espletata la parte religiosa, a ricordare dall’altare Squitieri, è stata la scrittrice, attrice e regista Wanda Marasco, autrice del libro “Il genio dell’abbandono” dedicato allo scultore Vincenzo Gemito, dal quale, se non fossero intervenuti i soliti dietro-front di tanti produttori, il regista avrebbe voluto trarre il suo ultimo film. “Pasquale Squitieri – ha detto Marasca prima di leggere un brano di Antonio Ghirelli – nonostante il suo carattere difficile, è stato uno degli ultimi grandi maestri del cinema. Con lui ho conosciuto la verità. Per caso il mio lavoro ed il suo si sono incrociati tanto da potere conoscere un grande artista ed un grande lottatore che ha sempre combattuto per l’esistenza dello Stato. Le scelte politiche di Pasquale, sono state costantemente dettate dal suo desiderio di verità e dal suo amore per Napoli. Come uomo nato e cresciuto a Napoli, ha sempre mostrato una forza selvaggia e saggia. Fino all’ultimo, ha combattuto con caparbietà per realizzare i suoi sogni e per tramandare ai posteri i suoi lavori ed i suoi affetti”. “La commozione di questo momento – ha affermato la compagna Fusco – è sentire che c’è davvero una grande anima di Napoli che lo sta abbracciando e lo sta accompagnando fino all’ultimo. Ringrazio la città che lui amava tanto. Napoli non ha mai smesso di amare mio marito, così come lui non ha mai smesso di amare questa città. Sono felice che ora sia qui dove è nato ed abbia concluso in questo quartiere che ha raccontato con tutto il cuore, una cosa che ora gli viene restituita da
tutti”. “Ho conosciuto Pasquale – ha detto Claudia Cardinale con la voce rotta dalle lacrime – nel 1973, sul set del film I Guappi. E’ stato l’unico uomo della mia vita. Siamo rimasti sempre legatissimi. Questo e’ il ritorno nella sua Napoli, di cui mi raccontava spesso. Oggi c’è l’abbraccio della sua città, dove Pasquale è voluto tornare. Ho amato tantissimo la sua intelligenza e la nostra è stata una storia travolgente”. “Papà – ha detto dal canto suo il figlio Mario Squitieri – non è mai stato veramente romano, anche se si era trasferito nella capitale. Papà ha sempre mantenuto una napoletanità completa”. Ed a ribadire quel concetto di chiusura mentale e politica verso la sua opera, nel mentre la bara stava per essere trasferita al Cimitero di Poggiorele per la sepoltura nella cappella di famiglia, è stato anche il fratello del regista, Nicola Squitieri. “La manifestazione di oggi– ha dichiarato il giornalista ed esperto in comunicazione culturale – sarebbe piaciuta a Pasquale perchè, assenti le istituzioni, ha evidenziato soprattutto la partecipazione della gente del popolo. Mio fratello è stato sempre boicottato! Lo ricordo ancora, nel mentre portava personalmente di peso le pizze con la pellicola del suo film ‘Li chiamarono…briganti’, girare per tutti i centri cuturali d’Italia e fare conoscere una verità fino ad allora miseramente celata”. Infine, ad omaggiare Squitieri sono stati anche i rappresentanti del “Parlamento delle due Sicilie” che in chiesa e fuori, dopo aver ricoperto la bara con la bandiera borbonica, hanno lasciato sventolare i loro stendardi.