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L’apertura dei Musei nelle regioni gialle: il vortice delle contraddizioni

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Dal 18 gennaio i musei nelle zone gialle hanno riaperto le loro porte, ma solamente nei giorni feriali. Ma chi potrà effettivamente usufruire delle aperture?

di Susanna RomanoDal 18 gennaio i musei nelle zone gialle hanno riaperto le loro porte, ma solamente nei giorni feriali! I criteri sibillini hanno suscitato malcontenti e disorientamenti.

L’obiettivo del governo e del ministro dei beni culturali Dario Franceschini pare sia stato favorire la domanda di cultura locale e di prossimità, un’ottima iniziativa, recepita dalla maggioranza del pubblico con grande entusiasmo.

Ma chi potrà effettivamente usufruire delle aperture?

I musei saranno aperti dal lunedì al venerdì, festivi esclusi e, considerando il divieto di uscire durante le ore serali, non è possibile ipotizzare eventuali aperture serali, le visite didattiche per le scolaresche sono un’utopia per ora irrealizzabili. Gli over 70, la fascia di utenza che in tempi “normali” rappresenta un’importante risorsa per le strutture museale, è la fascia più a rischio di contagio Covid. In sintesi, i musei apriranno prevalentemente per i visitatori che lavorano con un orario lavorativo flessibile.

La riapertura dei Musei con tali restrizioni non può afferire esclusivamente a problemi di contagio o di assembramento, visto che i musei senza turisti stranieri sono spesso vuoti e, in ogni caso, gli spazi garantiscono il giusto distanziamento.

La riapertura dei musei poteva rappresentare un segno, un gesto simbolico che poneva al centro della rinascita i luoghi della cultura, luoghi indispensabili allo sviluppo della persona e della comunità.

Che senso ha tale modalità di riapertura?

Sicuramente, da una prospettiva puramente simbolica, la riapertura degli istituti culturali genera un senso di speranza, ma dal mondo degli addetti ai lavori arrivano forti critiche e diversi i commenti negativi di molti utenti sui vari social del settore e dei musei stessi.

La sezione italiana dell’ICOM (International Council of Museums) parla di “limiti”

pur tenendo conto delle esigenze di contenimento della pandemia, ritiene irragionevole – nelle condizioni di assoluta sicurezza garantite ai visitatori dai protocolli adottati dai musei – consentirne l’apertura solo nei giorni feriali e solo nelle zone gialle. Le comunità hanno necessità di poter recuperare il benessere psicofisico potendo godere responsabilmente dei luoghi della cultura quanto più possibile.

Inoltre la perdurante incertezza sulle prospettive di funzionalità, basate su indici rilevati ogni due settimane, impedirà una realistica programmazione delle attività e dei servizi e quindi una positiva inversione di tendenza in termini di occupazione e di incisività culturale e sociale.

Andrea Cancellato presidente di Federculture ha scritto una lettera aperta al Ministro Franceschini chiedendo di riaprire i musei tutti i giorni.

É difficile infatti comprendere quale sia la logica dell’apertura nei soli giorni feriali: se l’esigenza è quella di non sovraccaricare il sistema dei trasporti urbani, si consente una potenziale, pur ridotta, utenza proprio nei giorni di maggiore affollamento dei mezzi pubblici e delle strade.

Legare, inoltre, l’apertura dei musei alla variabile dell’attribuzione di colori alle regioni di appartenenza rende imprevedibile la durata dei periodi apertura e di chiusura, con conseguenze non gestibili sull’organizzazione del personale e delle prenotazioni.

Anche l’Associazione Guide Turistiche Abilitate ha assunto una posizione molto dura, sottolineano che il sabato e la domenica sono gli unici giorni in cui c’è una maggiore possibilità di visite. Durante i feriali i musei erano frequentati da turisti, scolaresche e pensionati: i turisti non ci sono, le gite scolastiche sono vietate e le persone anziane cercano di non uscire per evitare il contagio.

Considerato che sono vietati gli spostamenti tra regioni, è bloccato anche il turismo interno; quindi, a volere/potere visitare i musei possono essere solo i residenti e al massimo gli abitanti dei comuni circostanti. Peccato che i residenti sono quelli che normalmente dal lunedì al venerdì lavorano e non hanno tempo per visitare i monumentiInsomma una misura simbolica che renderebbe, salvo correttivi e integrazioni, la vita ancor più complessa a molti musei italiani.

In Campania, per sopperire al rischio di sale vuote e deserte, alcuni Musei e parchi archeologici hanno offerto ai visitatori due settimane di ingressi gratuiti.

Da Castel Sant’Elmo alla Certosa e Museo di San Martino e al Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes (da martedì 19). E poi la Certosa di San Giacomo a Capri, il Museo archeologico dell’antica Capua e l’Anfiteatro campano di Santa Maria Capua Vetere, il Museo archeologico nazionale di Pontecagnano, la Certosa di San Lorenzo a Padula, il Teatro romano di Benevento.

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