Il “carro della Memoria” è il primo monumento posto all’ingresso del futuro “Centro di documentazione della Shoah e dell’ebraismo del Meridione d’Italia”.
Un monumento all’orrore e alla mancanza di memoria che è stato esposto un mese in piazza del Plebiscito a Napoli (gennaio 2012) e nello spiazzo antistante il museo dello Sbarco di Salerno per più di sette anni.
Un progetto ambizioso ma anche costoso per il quale si ringrazia in primis, la Comunità ebraica di Napoli e la sua presidente Lydia Schapirer, che non hanno mai fatto mancare il loro sostegno; il sindaco e l’assessore alla Cultura del Comune di Bacoli, Josi Della Ragione e Mariano Scotto di Vetta, che hanno messo a disposizione gli spazi per realizzare il progetto; il presidente dell’Ente Autonomo Volturno (Eav), Umberto De Gregorio, che ha fornito uomini, mezzi e materiali (binari e traversine) per realizzare la piattaforma su cui è stato poggiato oggi il carro ferroviario; il Sindacato dei giornalisti della Campania (Sugc), che con il segretario Claudio Silvestri, il consigliere Fnsi Gerardo Ausiello e l’intero consiglio direttivo ha deciso di contribuire alle spese di trasporto del vagone da Salerno a Bacoli; la Federazione delle associazioni Italia-Israele, che non ha fatto mancare il suo sostegno anche economico all’iniziativa; ai Vigili del Fuoco di Salerno, grazie ai quali il carro è stato messo in condizione di essere caricato sull’automezzo e trasportato fino a Bacoli.
L’operazione è stata possibile anche grazie la fattiva collaborazione di Claudia Tanningher dell’impresa Tanningher; del presidente della associazione ‘Bacoli-Kymh (la città dei fondatori di Cuma)’, Samuele Guardascione, che con le sue ricerche ha rinsaldato il legame d’amicizia tra la cittadina flegrea e Israele.
“Oggi è stato fatto in piccolo passo per un grande progetto nato da un’idea accolta con entusiasmo e grande partecipazione. Sorgerà un museo particolare, che più che con degli oggetti permetterà al visitatore di percepire ‘sensorialmente’ alcuni degli elementi che caratterizzarono quella tragedia”. – dichiara con emozione Nico Pirozzi – Il mio sentito grazie va anche ai tanti che, come me, credono che la memoria non sia solo una parola priva di significati pratici ma un progetto intorno a cui costruire il futuro”.
Foto e video di Serena Squitieri