Il Foreign Exchange Market (scambio di valuta estera), detto più comunemente Forex, FX, o mercato valutario, si ha quando una valuta viene scambiata con un’altra. Ma come funziona?
di Gabriele T. Feo – E’ il piu’ liquido dei mercati finanziari e conta su un controvalore giornaliero di scambi a livello globale di oltre 5.000 Miliardi di Euro, superiore alla somma di tutti i mercati azionari mondiali. Ci riferiamo al Mercato Valutario (Foreign Exchange Market), meglio noto come Forex. Nato nel 1971, quando furono abbandonati gli “Accordi di Bretton Woods”, che avevano impedito fino ad allora le speculazioni tra valute, secondo alcuni analisti ha ancora margini di crescita, grazie all’offerta di piattaforme digitali che alcune banche italiane stanno mettendo a disposizione della clientela retail. Cio’ fa anche confidare in una maggiore concorrenza nel futuro per limare al ribasso gli spread sulle maggiori valute scambiate.
Ma come funziona il Forex?
Si tratta di un mercato aperto H24 escluso il fine settimana, accessibile ai piccoli traders solo per il tramite di istituzioni finanziarie abilitate (banche e brokers). In rete sono presenti numerose piattaforme digitali, con demo gratuite e guida agli investimenti. Ma occhio alle aspettative di facili guadagni. Si tratta di un mercato molto liquido, ma anche “scivoloso”. Le fluttuazioni valutarie, infatti, dipendono da numerosi fattori politici ed economici. Ma anche dalle speculazioni messe in piedi dagli operatori piu’ aggressivi. Il nostro paese ha subito svariati attacchi prima dell’avvento dell’Euro, il piu’ violento dei quali e’ stato probabilmente quello dell’autunno del 1992, che porto’ ad una svalutazione della Lira del 7% rispetto al Marco Tedesco.
Quale futuro per il Forex?
Londra e’ il centro finanziario globale per antonomasia e la piazza principale a livello mondiale per il Forex. Bisogna capire con la Brexit come si comporteranno le maggiori istituzioni finanziarie. Si sa che molte banche, anche inglesi, hanno gia’ aperto filiali a Francoforte, per godere del “cappello comunitario”.