lunedì, Novembre 25, 2024

Calcio Napoli, De Laurentiis: “Stadio all’inglese? Con la camorra è dura”

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Francesco Monaco
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Francesco Monaco, giornalista. Esperienza dalla carta stampata a internet, radio e tv. Scrittore, il suo primo romanzo: 'Baciami prima di andare'.

Il presidente del Calcio Napoli ha parlato, nel corso di un evento con il sindaco Manfredi, della delicata questione stadio in città.

Si è tenuta oggi la cerimonia di consegna al primo cittadino partenopeo, Gaetano Manfredi, di una copia in miniatura della statua raffigurante Diego Armando Maradona. Tra i presenti anche il presidente del Calcio Napoli, Aurelio De Laurentiis, che si è soffermato sulla questione stadio. “Per decidere bisogna essere in pochi, massimo in due. Il sindaco mi disse che dello stadio si sarebbe interessato in prima persona e io non ho invaso il suo campo d’azione. Quando un sindaco viene eletto in questa città ha bisogno di almeno 7-8 mesi per capire che casino è questa città, è una piovra che ti risucchia nel caotico non fare di decenni”.

“Il sindaco – ha affermato il patron azzurro –, che è stato anche ministro, conosce le regole del dover amministrare il paese, si è fatto assegnare da Roma una persona perfetta per il bilancio, perché questo Comune è sempre stato disastrato sul bilancio. Lui ha dovuto, in questi 7-8 mesi, immergersi e capire: lo stadio noi lo rimetteremo a posto e lo faremo diventare un bellissimo stadio, ma dobbiamo studiare tutte le problematiche collaterali che lo facciano funzionare. Viabilità, servizi e trasporti, possibilità di far vivere la struttura 7 giorni su 7 e non solo”.

“In una città e in un quartiere come quello – ha proseguito De Laurentiis –, bisogna trovare le opportune volontà, di chi abita in quel quartiere, per concertare le cose in modo da rispettare tutti. Io vorrei abbandonare l’idea del vecchio: io sono un visionario e tutto quello che ho predetto, pur non venendo dal calcio, si è avverato. È vero che in Inghilterra ci sono gli stadi migliori al mondo e c’è una legge che ha messo fuori causa gli hooligans, ma noi qui non possiamo mettere fuori causa la mafia, la camorra, la sacra corona unita etc. Noi abbiamo più capacità di adattamento però. Dodici anni fa – ha concluso – con Piva, a Milano, facemmo una serie di altri progetti per il San Paolo, oggi Maradona, ma abbiamo trovato difficoltà in questa città”.

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