lunedì, Novembre 25, 2024

Al Parco Archeologico di Ercolano “Il pianeta delle piante” con Teresa Saponangelo e Stefano Mancuso

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Carlo Farina
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Carlo Farina - cura la pagina della cultura, arte con particolare attenzione agli eventi del Teatro San Carlo, laureato in Beni culturali, giornalista.

Venerdì 16 settembre (alle ore 20.00), alle Terme Maschili del Parco Archeologico di Ercolano (corso Resina 187, Ercolano), l’attrice Teresa Saponangelo e il botanico Stefano Mancuso si incontreranno e intratterranno il pubblico per fortunata rassegna “Gli ozii di Ercole”.

È partita a maggio la seconda edizione di Gli Ozi di Ercole, realizzata dal Parco Archeologico di Ercolano, da un’idea del direttore Francesco Sirano con Gennaro Carillo, direttore artistico del ciclo di incontri tra  letterari con studiosi, filosofi, naturalisti, alle Terme Maschili del Parco Archeologico di Ercolano e nel Salone delle feste di Villa Campolieto.

L’edizione di quest’anno, Il materiale della vita/ la vita materiale, punta l’attenzione su alcuni degli oggetti del sito dell’antica Herculaneum, come i legni, il mare, l’ambiente naturale di piante e vegetazione e si inserisce a perfetto coronamento della mostra Materia.

Il legno che non bruciò ad Ercolano, che aprirà in autunno alla Reggia di Portici. Con questo del 16 settembre prossimo, siamo già al terzo appuntamento con questa fortunata rassegna che vedrà protagonisti, Stefano Mancuso, Botanico, accademico e saggista italiano insegna arboricoltura generale e etologia vegetale all’Università di Firenze e Teresa Saponangelo, eccellente attrice italiana, vincitrice del David di Donatello quale migliore attrice non protagonista per “È stata la mano di Dio”.

Con i due ospiti citati, si parlerà dei miti e in particolare quelli di metamorfosi che dissimulano una verità dietro la finzione. La metamorfosi, infatti, non va intesa soltanto come passaggio di stato, trasformazione, ma anche come manifestazione di una natura riposta.

Il cacciatore mutato in cervo assiste impotente all’emersione della propria parte inumana, dell’animale che è sempre stato e ha dimenticato di essere. Allo stesso modo, la ninfa che diventa lauro e il giovane che rinasce fiore tornano a una dimensione originaria di unità del vivente, a quella che Merleau-Ponty definiva comunione indivisa.

Trasformandosi in lauro per sfuggire ad Apollo, la Dafne di Ovidio incontra il destino scritto nel nome che porta. Nome di pianta: daphne significa alloro, lauro. C’è dunque coerenza – metodo – nella metamorfosi. Il concetto e lo stato di metamorfosi in una narrazione che dalla poesia ovidiana (indubbiamente il testo più conosciuto e amato che ha ispirato e ispira scrittori, poeti, artisti e perfino stilisti) arriverà, in uno scambio continuo e proficuo, alle metamorfosi della natura, quelle a cui assistiamo da millenni e quelle alle quali dovremo prepararci in vista anche di un cambiamento inevitabile della natura che ci circonda.

«Forse proprio il poema di Ovidio – ha dichiarato Teresa Saponangelo – arriva maggiormente a un pubblico eterogeneo come quello che ci auguriamo di avere. E questo perché è immediato da recepire, soprattutto nel contesto in cui lo leggeremo. Il Parco è diventato un luogo meraviglioso in questi anni perché è stato fatto un lavoro prestigiosissimo. Sono molto felice di poterlo rivederlo ora, dato che manco da qualche anno».

Sulla metamorfosi in corso nel pianeta Gennaro Carillo, direttore artistico degli incontri, dice: «Noi siamo fatti di materia, l’uomo è parte della natura, è parte della materia. Non ci sono grandi differenze gerarchiche. Anzi, pensare alle differenze gerarchiche ci ha messo in una situazione molto seria e delicata. La presunta superiorità dell’animale uomo su tutto il resto del vivente, in un certo senso è come se lo avesse autorizzato a fare scempio del vivente considerando follemente la natura come una risorsa illimitata quando sappiamo bene tutti che la natura non lo è».

«Nella prospettiva della ricerca sul campo e dei Realien, di quanto viene alla luce durante gli scavi archeologici, i materiali e la vita materiale sono uno dei più potenti mezzi per avanzare la conoscenza storica sotto molteplici punti di vista. –  dichiara il direttore del Parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano – Anche per gli antichi lo statuto di un oggetto dipendeva largamente dalla materia nella quale ara stato realizzato che per gli oggetti di lusso implicava ricerca, importazione e grande sapienza artigianale. Materia in latino significa non solo il materiale di cui una cosa è fatta, ma anche sostanza alimentare, una provvista o riserva, un argomento di studio o di un discorso, persino spirito, indole e razza o specie negli animali. Materia in latino è anche il legno non lavorato.

La materia è connessa all’esperienza umana, l’accompagna in tutte le sue fasi e nei momenti di vita aggregativa, ma è anche complementare allo spirito, la forza psichica e vitale la cui consapevolezza distingue gli umani da tutti gli altri esseri senzienti. Un rapporto, materia e spirito, che è stato affrontato, sognato, cantato, pensato, esorcizzato, affermato e negato, filosofeggiato in mille differenti modi ma che ci pervade tutti e da sempre.

Se la materia costituisce forma e sostanza anche degli spazi nei quali agiamo, il contesto, quale luogo migliore di un sito archeologico come Ercolano si presta a fermarsi per trascorrere insieme e condividere pensieri, studi, riflessioni, immagini?». 

L’ingresso agli incontri è libero fino ad esaurimento posti, con prenotazione obbligatoria. 

Info: www.gliozidiercole.it e gliozidiercole@gmail.com; cell. 3472931317

 

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