martedì, Dicembre 3, 2024

Maturità 2023, si torna all’esame pre covid: ecco quali saranno le prove

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Francesco Monaco
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Francesco Monaco, giornalista. Esperienza dalla carta stampata a internet, radio e tv. Scrittore, il suo primo romanzo: 'Baciami prima di andare'.

L’esame di maturità 2023 che attende i ragazzi dell’ultimo anno delle scuole superiori tra poco meno di sei mesi sarà una sorta di salto nel passato di cinque anni.

Un salto indietro di cinque anni. Così si può definire l’esame di maturità 2023 che attende i ragazzi dell’ultimo anno delle scuole superiore tra poco meno di sei mesi. Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, in un’intervista a ‘La Stampa’ ha annunciato che si torna all’era pre-Covid (“l’emergenza è finita, almeno per la maturità”), dunque alla legge del 2017 voluta dal centrosinistra. “Ci saranno due prove scritte e un colloquio interdisciplinare“, spiega il ministro.

In particolare, sulla modalità di svolgimento dell’orale Valditara annuncia una circolare: “Deve valorizzare le competenze degli studenti e verificare la loro capacità di fare collegamenti tra le materie. Non deve esserci l’interrogazione in italiano, in greco o in matematica. Le competenze disciplinari la scuola le ha già accertate con il giudizio finale che ammette all’esame di Stato”.

Per quanto riguarda gli scritti, e in particolare la prima prova, Valditara spiega che “ci saranno tracce che presumeranno la lettura dei giornali o la lettura dei libri. Il mio invito ai ragazzi è a partecipare e a essere informati sulla vita pubblica e su ciò che accade nella società. Purtroppo in Italia si leggono pochi libri e pochi giornali. Questo è uno dei temi su cui la scuola e tutte le istituzioni devono attivarsi maggiormente“.

Il ministro dell’Istruzione dichiara anche che non sarà necessario avere completato l’alternanza scuola-lavoro per essere ammessi alla maturità nel 2023: “La normativa prevede un monte ore che per il Covid molti studenti non hanno potuto rispettare“.

La circolare: come sarà l’esame di Maturità 2023

“Negli ultimi tre anni la scuola ha vissuto gli effetti della pandemia che hanno comportato, tra gli altri, la necessità di modificare successivamente le modalità di svolgimento dell’esame di Stato. Un esame che, a conclusione del secondo ciclo di istruzione, costituisce un passaggio sostanziale e simbolico nel processo di costruzione del proprio progetto di vita. È il momento finale dell’intera esperienza scolastica, in cui esprimere le conoscenze, le abilità e le competenze sviluppate nei percorsi formativi“. Inizia così la circolare del ministero dell’Istruzione e del Merito sugli esami di stato 2023.

“Per queste ragioni con la presente – prosegue il documento – si forniscono informazioni sintetiche circa lo svolgimento dell’esame di Stato 2023, che non innovano il quadro normativo ma, più semplicemente, lo richiamano nei suoi caratteri generali, per favorirne la conoscenza in particolare da parte degli studenti e delle loro famiglie. Nel 2023 l’Esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione tornerà a essere configurato secondo le disposizioni normative vigenti (di cui al capo III del Decreto Legislativo 13 aprile 2017, n. 62). Possibile eccezione i percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento (Pcto), per i quali la pandemia ha determinato difficoltà nello svolgimento delle attività e, in taluni casi, il mancato raggiungimento del target orario previsto”.

“Per tali ragioni – continua il documento – potrebbe in seguito venir meno, previa emanazione di specifica norma di legge, il vincolo dello svolgimento delle attività Pcto per l’ammissione all’Esame di Stato 2023. Rimarrà, invece, invariata la previsione dello svolgimento, durante il corrente anno scolastico, delle prove Invalsi, quale requisito di ammissione. Si rammenta a tal proposito che la normativa non prevede connessioni fra risultati delle prove Invalsi ed esiti dell’esame di Stato”.

“L’esame sarà costituito da due prove scritte a carattere nazionale e un colloquio – si legge ancora – La prima prova scritta accerterà la padronanza della lingua italiana o della diversa lingua nella quale si svolge l’insegnamento, nonché le capacità espressive, logico-linguistiche e critiche degli studenti. La prima prova sarà comune a tutti gli indirizzi di studio e si svolgerà con modalità identiche in tutti gli istituti, con durata massima di sei ore. I candidati potranno scegliere tra tipologie e tematiche diverse. Verranno proposte sette tracce, trasversali a tutti gli indirizzi di studio, che potranno fare riferimento agli ambiti artistico, letterario, storico, filosofico, scientifico, tecnologico, economico, sociale”.

La seconda prova scritta avrà per oggetto una o più discipline caratterizzanti il corso di studio – aggiunge il ministero – Con apposito decreto ministeriale saranno individuate, entro il mese di gennaio 2023, le discipline oggetto della seconda prova scritta. Verranno inoltre fornite specifiche disposizioni circa la declinazione di tale prova relativamente ai percorsi dell’istruzione professionale interessati dal recente riordino”.

È prevista una terza prova scritta in alcuni casi particolari (per le sezioni ESABAC, ESABAC techno ad opzione internazionale, per le scuole della Valle d’Aosta, della Provincia autonoma di Bolzano e per le scuole con lingua d’insegnamento slovena)”.

Il colloquio orale

“Il colloquio si svolgerà in chiave multi e interdisciplinare al fine di valutare la capacità dello studente di cogliere i nessi tra i diversi saperi collegandoli opportunamente tra loro e sarà finalizzato ad accertare il conseguimento del profilo culturale, educativo e professionale. In dettaglio, il richiamato d. lgs. 62/2017 prevede che: ‘Il colloquio ha la finalità di accertare il conseguimento del profilo culturale, educativo e professionale della studentessa o dello studente. A tal fine la commissione, tenendo conto anche di quanto previsto dall’articolo 1, comma 30, della legge 13 luglio 2015, n. 107, propone al candidato di analizzare testi, documenti, esperienze, progetti, problemi per verificare l’acquisizione dei contenuti e dei metodi propri delle singole discipline, la capacità di utilizzare le conoscenze acquisite e di collegarle per argomentare in maniera critica e personale anche utilizzando la lingua straniera. Nell’ambito del colloquio il candidato espone, mediante una breve relazione e/o un elaborato multimediale, l’esperienza di alternanza scuola lavoro svolta nel percorso di studi. Si tratterà in sostanza di verificare la capacità del candidato di collegare le conoscenze acquisite in una prospettiva pluridisciplinare”, specifica la circolare.

Il documento prosegue: “Nel rinnovato quadro normativo definito dalle Linee guida per l’orientamento – emanate nei giorni scorsi in attuazione della riforma prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) – si colloca anche la valenza orientativa del colloquio dell’esame di Stato che, nella sua dimensione pluridisciplinare, consentirà a ciascun candidato di approfondire aspetti delle aree disciplinari a lui più congeniali. A tal fine, nello svolgimento dei colloqui, la commissione d’esame terrà conto delle informazioni contenute nel curriculum dello studente (dal quale emergono le esperienze formative del candidato nella scuola e in contesti non formali e informali).

Nella parte del colloquio dedicata ai Pcto, inoltre, il candidato potrà evidenziare il significato di tale esperienza in chiave orientativa.

Il voto e le commissioni

“La valutazione finale, secondo normativa vigente, si definirà con il riparto dei 100 punti a disposizione della commissione, come segue: credito scolastico massimo 40 punti; primo scritto massimo 20 punti; secondo scritto massimo 20 punti; colloquio massimo 20 punti. Il punteggio minimo complessivo per superare l’esame di Stato è di 60/100″, si legge.

“Le commissioni dell’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione torneranno ad assumere l’ordinario assetto e saranno composte da un presidente esterno all’istituzione scolastica, tre membri interni all’istituzione scolastica e tre membri esterni“, conclude la circolare del ministero dell’Istruzione.

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