Grande successo per le Melodie della Grande Steppa eseguite al Teatro Diana di Napoli, dall’Orchestra Kurmangazy del Kazakhstan, alla presenza del console onorario Valentina Mazza, che ha aperto e ufficializzato la bellissima serata
Serata-evento, lo scorso mercoledì 21 giugno, quando il Teatro Diana di Napoli ha ospitato per la prima volta l’orchestra Kurmangazy del Kazakhstan, in un concerto dai risvolti unici e inaspettati sia per l’eccezionalità dell’evento, che per i protagonisti intervenuti allo stesso.
Un concerto dunque di grande prestigio e di notevole impatto visivo, che ha unito musica e tradizioni di una terra, nove volte più grande dell’Italia, di cui fino a quel momento sapevamo poco o nulla.
Grazie alla fattiva e preziosa collaborazione tra l’Ambasciata del Kazakhstan in Italia e il Consolato Onorario del Kazakhstan in Campania, guidato dal console Valentina Mazza che, per l’occasione ha fatto gli onori di casa, presentando l’orchestra Nazionale Kurmangazy, che prende il nome dal famoso compositore folk kazako, e che quest’anno quest’anno festeggia i suoi novant’anni nonché il duecentesimo anniversario del grande musicista citato, molto amato e apprezzato dal suo Paese.
Per questa doppia occasione, si è deciso di lanciare una stagione celebrativa che prevede una lunga e significativa turnée di concerti in tutto il mondo. Napoli – sottolinea il Console Mazza – è stata la seconda delle tre tappe italiane dopo Roma e prima di Firenze. Una tappa importante che è servita a far conoscere ai napoletani la cultura e il folklore di un grande Paese tanto lontano, quanto così diverso dal nostro. Il Kazakhstan, il Paese più grande e ricco di risorse dell’Asia Centrale, già importantissimo partner dell’Italia nel settore economico e commerciale, mira a farsi conoscere da noi e dall’intero mondo occidentale anche sotto l’aspetto culturale.
Non a caso il territorio del Kazakhstan fu abitato da popoli nomadi, gli Sciti Nomadi, poi nel XIII secolo il territorio fu soggiogato dall’Impero mongolo sotto il comando del grande condottiero e sovrano Gengis Khan, uno dei più grandi conquistatori di tutti i tempi e fondatore di questo impero.
Ma torniamo ai protagonisti della serata e cioè all’Orchestra Kurmangazy, composta da 40 musicisti, guidata da un giovane direttore di talento, Abylai Tlepbergen e diretta dal bravissimo Kuanyshev Medet Yermekkalievich, che si è esibita con i bellissimi costumi tipici della tradizione kazaka, con un ricco ed interessante repertorio, scelto tra i suoi oltre 5.000 pezzi, caratterizzati dalle tipiche Melodie della Grande Steppa, in un viaggio simbolico attraverso le lunghe distese sterminate della loro terra, da “Konilishar” a “Kosh Keruen”, dalla “Aria di Streghe” dall’opera “Kyz-Zhibek” a “Zheldirme” e così via fino alla celeberrima “Czardas” di Vittorio Monti, dopo un simpatico omaggio a Mozart e alla sua famosissima marcia, il “Rondò alla Turca”, tratto dall’ultimo movimento della Sonata per pianoforte n.11 K 331 in La maggiore, scritta intorno al 1783; dombra, kobyz e sherter, gli strumenti popolari utilizzati dai musicisti accanto a quelli classici che invece troviamo regolarmente in qualsiasi orchestra sinfonica.
La partecipazione straordinaria, inoltre, del soprano ceco Leona Peleskova, ha senza dubbio impreziosito questa indimenticabile serata di grande musica, affrontando con grande professionalità e temperamento, che da sempre ne contraddistinguono la sua vena artistica, due emozionanti arie: il Bolero di Elena da “I Vespri siciliani” di Giuseppe Verdi, cantato con incantevole eleganza e con una resa canora di abile cesellatura, così come per il secondo brano “Aria di Silva” dall’operetta Silva del compositore ungherese Emmerich Kalman, conosciuto anche con il nome di Imre che, insieme a Franz Lehar, è considerato uno dei massimi compositori dell’operetta viennese del XX secolo.
Incisiva e delicata anche la partecipazione del soprano Nuray Shalman che ha interpretato di Latif Khamidi “Bulbul” e “Valzer Kazako” con estrema dolcezza e intensa passione. Dopo tante emozioni, c’è stato anche il tempo per “divertirci” con la famosissima “Marcia di Radetzky” op. 228 di Johann Strauss padre, composta nel 1848 per commemorare la vittoria austriaca di Custoza sotto il maresciallo Radetzky, e per qualche minuto ci siamo ritrovati al Musikverein di Vienna, per il Concerto di Capodanno.
Con l’omaggio al console Valentina Mazza di un bellissimo e prezioso costume tipico del Kazakhstan, l’Orchestra si è congedata dal numeroso ed entusiasta pubblico presente alla serata che, per le emozioni vissute, si è potuto anche considerare enormemente fortunato.