L’azienda padovana di Antonio Carrano non trovava 70 addetti, arrivano cinquemila curriculum da tutta Italia per il ‘job day’.
L’azienda di Antonio Carrano dell’alta padovana esperta nella produzione di trattori compatti per agricoltura specializzata, da mesi cercava lavoratori offrendo contratti di tutto rispetto, ma non ne trovavano. Dopo che il caso “operai introvabili” era stato rilanciato dalla stampa sono arrivati giovani da tutta Italia. In tanti hanno contattato l’azienda e sono partiti per Padova dalla Sicilia, molti dal Nord Italia, neo-laureati, operai 50enni espulsi dal lavoro, tutti verso un unico obiettivo: il “job day” della Antonio Carraro che in due settimane è stata sommersa dalle richieste di assunzione. Sono oltre 5 mila i curriculum giunti negli uffici dell’azienda veneta. La “Antonio Carraro” di Campodarsego, 380 dipendenti, leader mondiale nella produzione di trattori compatti per l’agricoltura specializzata e per il settore civile, 65% del fatturato realizzato all’estero, ha effettuato investimenti per inserire nuovi robot alla catena di montaggio, ed urgenza di trovare manodopera specializzata che li faccia funzionare. Per questo è alla ricerca di 70 nuovi addetti, tra operai, tecnici e ingegneri.
«Incredibile che non si riesca a trovarli» aveva commentato pochi giorni fa Liliana Carraro, responsabile relazioni esterne, confermando le difficoltà nel reperire i profili richiesti. Non si tratta di lavoro “somministrato” da altri, ma di contratti a tempo indeterminato, terzo livello, con una retribuzione di 1.590 euro lordi mensili. Infatti in tanti hanno risposto. Al “job day”, sabato 16 dicembre, c’era gente in coda fuori dei cancelli dell’azienda. In quattro ore sono stati quasi 300 i curriculum presentati dagli aspiranti operai e tecnici, ai tavoli dove si sono svolti i colloqui conoscitivi. L’azienda, che conta di chiudere il 2017 con un fatturato di 90 milioni di euro, stilerà ora un elenco dei candidati e poi farà le scelte. «Confermo che assumeremo prima in prova e poi a tempo indeterminato» ha chiarito Liliana Carraro. Scettico tuttavia il sindacato, in particolare la Fiom Cgil, che giudica positivamente la prospettiva di crescita, non altrettanto che l’azienda abbia disdetto nel febbraio 2017 gli accordi di secondo livello, e lamenta che nella gestione della crisi non si sia tentato, anzichè il “job day”, di ricollocare in un’azienda che cercava personale gli operai usciti invece dalle fabbriche in crisi del territorio.
(Il Mattino)