Prof aggrediti: il caso di Franca Di Blasio è solo uno dei tanti episodi con cui i docenti italiani sono quotidianamente costretti a fare i conti.
Il tema della sicurezza dei docenti all’interno delle scuole è purtroppo d’attualità. L’incredibile vicenda della professoressa di lettere Franca Di Blasio, sfregiata al viso da un alunno del Bachelet-Majorana di Santa Maria a Vico dopo il rifiuto a una legittima richiesta di interrogazione, non è un caso isolato. Tanti i prof aggrediti in più parti d’Italia, a sottolineare un clima sempre più preoccupante, in cui a farne le spese sono gli insegnanti, non certamente considerati come “istituzione” cui fare riferimento (da parte sia dei genitori che, come probabile conseguenza, dagli stessi alunni). L’ultima aggressione si è registrata a Piacenza, dove un bimbo di 11 anni ha preso a pugni la maestra. A Foggia, il papà di un alunno si invece è scusato per aver picchiato il vicepreside. Il mondo della Scuola è scosso da questi fatti, che l’Associazione Nazionale Presidi definisce segno di “incivile deriva dei rapporti tra le scuole e le famiglie”: sono già cinque gli episodi di violenza registrati tra i banchi tra fine gennaio e metà febbraio, in appena quindici giorni. “La quotidiana abnegazione di tutti i lavoratori della scuola non è sufficiente, da sola, ad arginare fenomeni sociali di tale complessità– afferma a “Il Mattino” Antonello Giannelli, presidente di Anp-. La violenza è vista come modalità ordinaria nelle relazioni personali ed è spettacolarizzata nei telefilm e nei talk show”. Annunziata Campolattano, dirigente scolastica dell’istituto Nitti di Napoli, riferisce quanto accaduto ieri: “Ho convocato i genitori di tutti i 25 alunni per i comportamenti scorretti e il linguaggio volgare in classe, nonostante gli ammonimenti dell’insegnante. È fondamentale stabilire regole chiare e farle rispettare. Tuttavia – avverte la preside- ci sono situazioni sempre più difficili da gestire, soprattutto quando la famiglia è in crisi, poco partecipe oppure vede la scuola come un’appendice della pubblica amministrazione. In quest’ultimo caso, i genitori si ergono ad avvocati difensori dei figli e il tribunale familiare emette sentenze di condanna, nonostante la scuola non sia mai stata così valida”. La preside del Nitti ha proposto per gli alunni più indisciplinati (anche ai protagonisti di bullismo sugli altri ragazzini) una soluzione diversa rispetto alla semplice sospensione: quella del volontariato. Con la speranza che, a contatto con le realtà del sociale, possano finalmente giungere sulla “diritta via”.