Il collaboratore di giustizia Diana lancia pesanti accuse contro Raffaele ed Aniello Cesaro, che a dicembre si erano difesi: “Mai accettati finanziamenti camorra”.
“I fratelli Cesaro fecero un patto con la camorra, risalente al periodo in cui si discuteva del Pip di Marano. Me lo rivelò in carcere il cognato del boss Giuseppe Polverino”. A rivelarlo il collaboratore di giustizia del clan dei Casalesi, Tammaro Diana. Durante il processo ad Aversa, al Tribunale di Napoli Nord in cui sono imputati gli imprenditori Raffaele e Aniello Cesaro, fratelli del neo-senatore di Forza Italia, Luigi.
Il processo e’ salito agli onori della cronaca quando, a febbraio, il presidente del collegio giudicante, Giusepe Cioffi, si e’ dovuto astenere. Il tutto dopo che una sua foto a una convention di Forza Italia, e’ stata diffusa agli organi di informazione.
Cesaro accusati dal pentito Tammaro Diana
Oggi sono state messe agli atti le dichiarazioni di Antonio Iovine, boss del clan dei Casalesi, cosi’ come quelle dello stesso Diana. Che ha rivelato del presunto patto, a suo dire, tra i fratelli Cesaro e il clan Polverino. Stando a quanto riferisce la Procura Antimafia, insieme, avrebbero creato una societa’ occulta che avrebbe utilizzato i proventi dei traffici illeciti dell’organizzazione criminale per i loro scopi.
Nella prima udienza, tenutasi nel dicembre scorso, Raffaele e Aniello Cesaro avevano a loro volta preso la parola. Rilasciando alcune dichiarazioni, con le quali hanno voluto sottolineare di non aver “mai avuto rapporti con i Polverino, ne’ di aver accettato i loro finanziamenti. Le nostre società erano solidissime e non avevamo certo bisogno di accordarci o ricevere somme dal boss Polverino”.