Il dossier sulle Ecomafie 2018 di Legambiente mostra una fotografia impietosa della situazione in Italia e, soprattutto, in Campania. La dura risposta delle istituzioni.
Daspo per chi inquina, confische a chi commette ecoreati e non sa giustificare i suoi proventi, al rango di quelle ai mafiosi. Ma anche sburocratizzazione e istituzione di un fondo unico ricavato dai proventi dell’applicazione della legge. Durante la presentazione del rapporto Ecomafia 2018 di Legambiente, il ministro Sergio Costa promette una vera e propria “rivoluzione copernicana”, a partire dalla legge 68 del 2015, che andrà ampliata, “considerandola la pietra miliare per andare oltre”.
La fotografia del Paese scattata dal dossier è impietosa, soprattutto quando si tocca il capito dei rifiuti, una manna per la criminalità organizzata. I Casalesi lo sanno bene: rendono più della cocaina. Nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso è stato verbalizzato il 44% del totale nazionale di infrazioni. La Campania è la regione in cui si registra il maggior numero di illeciti ambientali (4.382 che rappresentano il 14,6% del totale nazionale), seguita dalla Sicilia (3.178), dalla Puglia (3.119), dalla Calabria (2.809) e dal Lazio (2.684).
“C’è una relazione stretta tra criminalità ambientale e corruzione. Ma se ancora i reati ambientali si perpetuano è anche perché una parte delle istituzioni non fa il suo dovere”, denuncia il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho. Secondo il rapporto, le mafie continuano a svolgere un ruolo cruciale nel crimine ambientale, facendo da collante. I clan censiti da Legambiente attivi nelle forme del crimine ambientale sono 331. Nei primi mesi del 2018 sono stati 16 i comuni sciolti, rispetto ai 20 dell’intero 2017. I comuni attualmente commissariati dopo lo scioglimento sono 44. Tutto questo, per il procuratore, dimostra come la mafia continui a stringere legami con le amministrazioni locali.
“Lo sfruttamento di beni comuni, lo squilibrio, l’inquinamento, le azioni fraudolente, il dissesto sono veri e propri delitti compiuti contro le generazioni di domani, e costituiscono, nell’oggi, una violenza che comprime i diritti della persona”, scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Lo sviluppo stesso dell’Italia, per il capo dello Stato, dipende dalla capacità di salvaguardare l’equilibrio ecologico: “L’ambiente degradato e saccheggiato è, al tempo stesso, uno spazio vittima delle organizzazioni del crimine e brodo di cultura della loro espansione. Laddove si attiva un circolo virtuoso di recupero, là vengono avversate e sconfitte le mafie”. Il domani eco-sostenibile è “una grande impresa civile” alla nostra portata: serve solo un “impegno culturale non minore dell’opera di prevenzione e di repressione dei reati, che le forze di polizia, la magistratura e tutte le istituzioni sono chiamate a compiere ogni giorno con dedizione”.