Spese obbligate: i dati di Confcommercio evidenziano che la maggior parte delle uscite sono legate alla casa, mentre scendono quelle per gli alimentari.
Dall’energia elettrica ai ticket sanitari, fino alle assicurazioni, la quota di spese obbligate nel 2018 si attesta al 40,7% sul totale dei consumi, in calo di circa un punto rispetto al 2014 ma ancora con “un’elevata incidenza”, che arriva a pesare “quasi 7300 euro l’anno pro capite”. Questi i dati dell’Ufficio Studi di Confcommercio.
Tra le uscite vincolate, su cui il cittadino “ha poca, o nessuna libertà di scelta”, la voce “casa” è certamente quella più rilevante: affitti, manutenzioni, bollette e utenze assorbono “quasi 4200 euro” (il 60% delle spese obbligate complessive). In crescita anche la voce riservata alla sanità (629 euro annui a testa, pari al 3,5% sul totale dei consumi).
“Su tali andamenti hanno pesato anche le esigenze di finanza pubblica, che hanno portato gli enti erogatori dei servizi, come nel caso dello smaltimento dei rifiuti, a frequenti aumenti dei prezzi (tariffe). Inoltre, le esigenze di risanamento degli squilibri di bilancio regionali imputabili alla spesa sanitaria, hanno accresciuto la quota di partecipazione richiesta ai cittadini (ticket su farmaci, prestazioni diagnostiche e ambulatoriali etc.)“, spiega Confcommercio.
Per la mobilità, il rialzo delle spese è dovuto alla ripresa dei carburanti anche se nel lungo periodo c’è stata una contrazione. Dall’altra parte ci sono i “consumi commercializzabili”, che valgono 10.580 euro pro capite nel 2018. Continua il calo della quota destinata agli alimentari, ma questa voce aumenta nei valori pro capite.