L’Osservatorio nazionale presenta un rapporto alla Camera dei Deputati con la vicepresidente della Commissione Affari Sociali, Michela Rostan. “Il 78% degli edifici sono in aree a rischio e solo il 2% ha una copertura assicurativa”.
ROMA – “Il 78% degli edifici italiani è a rischio di eventi naturali, ma solo il 2% è coperto da una forma di copertura assicurativa per gli eventi sismici e meteo. Sei dei dieci terremoti più devastanti che si sono verificati in Europa nel periodo 1970-2016 sono avvenuti in Italia, e ogni anno riparare i danni ‘catastrofali’ costa circa 3 miliardi di euro. Servono subito incentivi fiscali più incisivi e la creazione del registro dei condomini, con l’obiettivo di diffondere una maggiore cultura della prevenzione”.
Lo ha detto Nicola Ricci, presidente dell’Osservatorio nazionale condomini e autore del libro “la vita facile dell’amministratore di condominio”, presentato oggi alla Camera dei Deputati.
“Siamo tra i primi in Europa per acquisto di abitazioni ma tra gli ultimi per politiche di prevenzione. E, troppo spesso, ‘dimentichiamo’ di assicurare la nostra casa”, ha aggiunto Ricci.
“Il nostro Paese è estremamente fragile e sempre più esposto agli effetti di eventi quali frane ed alluvioni”, ha sottolineato Michela Rostan, vicepresidente della Commissione Affari sociali di Montecitorio, che ha ricordato: “la difesa dei nostri territori è una assoluta priorità.
Su questo tema auspico una convergenza politica che sia in grado di predisporre ed approvare un Piano nazionale di prevenzione del dissesto idrogeologico e di introdurre il fascicolo del fabbricato nelle aree a rischio. Provvedimenti che, sono certa, avrebbero anche ricadute positive in termini di posti di lavoro e di rilancio dell’economia”.
Puntare su una maggiore cultura della prevenzione “è una priorità” anche per Andrea Pollicino, direttore commerciale della Sara assicurazioni: “in Italia la spesa assicurativa, al di fuori di quella obbligatoria, si colloca in un rapporto di 1 a 5 rispetto alla media europea. Registriamo anche una errata percezione dei costi di queste polizze, che in realtà sono decisamente inferiori a ciò che generalmente si pensa”.
“Sosteniamo la necessità di prevedere l’obbligatorietà di una polizza di questo tipo sugli immobili privati: l’83% delle famiglie italiane possiede una casa, ma in pochissimi pensano di assicurarla contro questi rischi”, ha osservato Fabrizio Premuti, presidente di Konsumer Italia.
L’Osservatorio condomini, nel corso della conferenza stampa, ha fornito anche alcuni dati esemplificativi: uno dei casi più emblematici di fragilità del territorio è dato da Roma, mai sede di un epicentro con magnitudo superiore a 5.0, ma che comunque storicamente ha subìto danni significativi al suo patrimonio monumentale ed edilizio a seguito di terremoti sviluppatisi nelle sue vicinanze.
Se tutti concordano sul rischio sismico “modesto” per la Capitale in sé, pochi conoscono la storia delle scosse avvertite a Roma e, soprattutto, l’opinione pubblica non comprende appieno la differenza tra rischio e vulnerabilità.
La sismicità capitolina, pur se limitata e caratterizzata da intensità massime intorno al VI-VII grado della scala MCS, ha infatti da sempre rappresentato un serio pericolo per l’integrità dei monumenti millenari, spesso (in particolare nel Medioevo) trascurati e lasciati senza manutenzione. Ancor più gravi sono i rischi legati alle scosse “risentite”, con epicentri localizzati nei Colli Albani, nel Mar Tirreno e perfino nell’Appennino Centrale che, nonostante disti circa tra i 60 ed i 120 km da Roma, rappresenta la sorgente sismogenetica principale capace di provocare danni anche sensibili nella Capitale.
Un altro caso si riscontra in Campania (zona sismica 1), dove 4608 scuole, 259 ospedali e 865.778 fabbricati, pubblici e privati, si trovano in zone a elevato rischio sismico. (dati dell’Ordine dei geologi). Le zone più fragili sono quelle del Matese, del Sannio e dell’Irpinia. La sismicità a Napoli, invece, non è considerata elevata. Il capoluogo è classificato nella fascia media, ma il problema è rappresentato dalla “vecchiaia” degli edifici – con il 70 per cento di essi che ha più di quarant’anni, rispetto al 53 per cento della regione – e dalla mancata manutenzione.