Coronavirus: un team di epidemiologi del governo cinese ha preso spunto da un caso di contaminazione “a grappolo” avvenuta su un mezzo pubblico.
Il South China Morning Post riporta uno studio fatto da un team di epidemiologi del governo cinese, i quali hanno scoperto che il Coronavirus “può rimanere in aria per almeno 30 minuti e viaggiare fino a 4,5 metri”. I ricercatori hanno inoltre scoperto che il virus può durare per giorni su superfici dove atterrano goccioline minuscole rilasciate durante la respirazione, aumentando il rischio di trasmissione se una persona ignara la tocca e si strofina il viso e le mani.
L’indagine è partita da un caso di una contaminazione “a grappolo” su un mezzo pubblico, mettendo in discussione i consigli delle autorità sanitarie di tutto il mondo secondo cui le persone dovrebbero rimanere separate a una “distanza di sicurezza” di 1-2 metri. Un passeggero, noto come “A”, salì a bordo di un bus interurbano. La sua malattia era già evidente prima che la Cina dichiarasse lo scoppio del Coronavirus, quindi “A” non indossava una maschera, né la maggior parte degli altri passeggeri o dell’autista sull’autobus a 48 posti.
Hu Shixiong, uno degli autori dello studio che lavora per il Centro provinciale di Hunan per il controllo e la prevenzione delle malattie, ha affermato che il filmato della telecamera di sicurezza mostra che il paziente “A” non ha interagito con gli altri durante le quattro ore di viaggio. Ma quando l’autobus si è fermato nella città successiva, il virus era già passato dal vettore ad altri sette passeggeri. Questi includevano non solo le persone sedute relativamente vicine ad “A”, ma anche un paio di vittime a sei file da lui – a circa 4,5 metri di distanza. Tutti sono poi risultati positivi, incluso un passeggero che non ha mostrato sintomi della malattia.
Dopo che questi passeggeri sono scesi, un altro gruppo è salito sull’autobus, circa 30 minuti dopo. E un passeggero seduto in prima fila dall’altra parte della corsia si è infettato. Hu ha spiegato che il paziente, che non indossava una maschera, avrebbe probabilmente inalato il virus, o minuscole particelle, espirato dai passeggeri infetti del gruppo precedente. Al termine dello studio a metà febbraio, il paziente “A” aveva infettato almeno 13 persone.