Con la morte di Doris Day, scompare l’ultima “eterna” attrice di commedie rosa, che ha fatto sognare milioni di americani, innamorati. Questo il giudizio dei critici: “Una patata con le lentiggini che canta come un usignolo.
Lutto nel mondo dello spettacolo. A 97 anni se n’è andata Doris Day, la “fidanzata d’America”, come tutti affettuosamente la definivano. Dotata di una grazia e di una spiccata simpatica, si identificò subito nella parte a lei più congeniale, quella della semplice e brava ragazza protagonista di numerose commedie “rosa” hollywoodiane della seconda metà del Novecento.
Nata a Cincinnati il 3 aprile del 1924, studiò canto e danza e si esibì in locali notturni ma anche alla radio. Il suo vero nome era Doris Kappelhorf, di origini tedesche ma molto difficile da ricordare, infatti assunse più tardi il suo pseudonimo come noi tutti la conosciamo, dopo il grande successo che ebbe con la canzone Day after Day, che la lanciò definitivamente nel mondo dello spettacolo.
Esordì sul grande schermo nel 1948 con il film Amore sotto coperta, di Michael Curtis, che le aprì la strada verso il successo, interpretando nella sua lunga carriera circa 39 film e un numero elevato di programmi televisivi.
Inoltre registrò più di 650 canzoni, che il pubblico amava incondizionatamente, anche per quel suo tenero e rassicurante aspetto di donna americana, semplice e sempre disponibile come una qualsiasi amica della porta accanto.
Con l’indimenticabile Rock Hudson, formò una delle coppie più famose del cinema americano degli anni degli anni Sessanta, eredi di quella commedia sofisticata in cui il “lui”e il “lei” sono fatti apposta per guardarsi intensamente negli occhi, innamorarsi (e fare innamorare), e magari litigare per poi arrivare alla scontata riappacificazione, preludio all’inevitabile matrimonio felice, con il più classico degli “happy end”.
Erano gli anni d’oro di un’America che faceva sognare e la spensieratezza regnava sovrana nella famiglie medio borghese, incarnata proprio da questa coppia mielosa, ma tutt’altro che sgradevole, anzi erano molto seguiti e amati da un pubblico che cercava di sognare con loro l’inevitabile lieto fine.
Entrambi del ’24, non potevano che rappresentare la coppia ideale dell’americano medio dell’epoca, lei il tipico ritratto della donna americana, con il classico sacchetto della spesa, eternamente innamorata di suo marito, lui, uno degli uomini più belli di Hollywood, omosessuale (tenacemente nascosto a tutti) ma molto impegnato e convinto, per ordine tassativo dei potenti “Studios” americani, ad alterare la propria immagine con promesse spose e in ruoli di incallito seduttore.
Con Doris Day, ha dato vita ad indimenticabili commedie in un periodo d’oro per il cinema americano, dal ’59 la ’63, interpretando classici come Il letto racconta … (1959), Amore ritorna (1961), e Non mandarmi fiori (1964). Voglio inoltre ricordare la sua eccellente interpretazione nell’unico film diretto dal maestro del brivido Alfred Hitchcock, L’uomo che sapeva troppo (1956), accanto ad un bravo ed esperto James Stewart, che fu preso come protagonista maschile dopo i precedenti successi di Nodo alla gola (1948) e La finestra sul cortile (1954), quest’ultimo, un vero e proprio capolavoro del cinema mondiale.
La scelta di usare Doris Day come protagonista femminile del film, si rivelò fondata, riscuotendo un grandissimo successo, nonostante fosse il remake di uno stesso film di Hitchcock, la cui prima versione fu girata nel 1934. Tuttavia, il regista inglese non rimase del tutto soddisfatto della sua attrice protagonista, che non lavorò mai più in un film di Hitchcock.
Ciò non impedì a Doris Day di continuare ad affermarsi come attrice e cantante, nella sua lunga e luminosa carriera artistica, con una nomination agli Oscar e la vittoria di un Grammy Award alla carriera, nel 2008.