A Palazzo Donn’Anna grande successo con il Festival Barocco Napoletano

Nel magnifico salone della Fondazione De Felice di Palazzo Donn’Anna, a Napoli, raffinati e bravi musicisti hanno animato questo ottavo appuntamento della VII° stagione del Festival Barocco Napoletano, fondato dal Presidente dott. Massimiliano Cerrito e curato dal Direttore Artistico Keith Goodman.

Sulla scia dei precedenti e lusinghieri successi, questo ottavo appuntamento della VII° edizione del Festival Barocco Napoletano, ha registrato un altro pomeriggio di rara qualità, sia per gli artisti intervenuti che per il ricco e particolare programma proposto.

Da ben sette anni il Presidente del FBN dott. Massimiliano Cerrito, coadiuvato egregiamente dalla collaborazione preziosa e fattiva del direttore artistico e pianista Keith Goodman, promuove, diffonde e, in un certo senso, salvaguarda (ma non è certamente un suo compito) un patrimonio unico, affascinante e fondamentale per la Storia della Musica: quello della Scuola Napoletana del Settecento, e lo fa in maniera esemplare invitando sempre solisti e/o ensemble di grande sensibilità e spessore artistico.

E’ l’ennesima prova evidente del concerto dello scorso lunedì 6 maggio, svoltosi presso  il meraviglioso salone della Fondazione De Felice di Palazzo Donn’Anna, storico edificio incompiuto e fortemente voluto da Anna Carafa della Stadera, sfortunata moglie del duca di Medina, il nobile spagnolo Ramiro Felipe Nunez de Guzman, nominato poi Vicerè a Napoli nel 1637, un luogo molto caro ai napoletani anche se oggi non è possibile visitare (tranne per eventi artistici come questo), poichè residenza privata. La prima parte del concerto è stata caratterizzata dalla presenza di uno strumento insolito e poco conosciuto: il violoncello da spalla.

Si tratta di un violoncello “piccolo” a cinque corde che Bach indicò, verso il 1720, nella Sesta e ultima selle sue sei Suite per violoncello solo, anche se risale al Seicento: uno strumento a metà strada tra una Viola (basta suonare la quinta corda libera, un mi naturale acuto) e, appunto, un violoncello (basta suonare la prima corda libera, un do grave), in Italia ne abbiamo solo tre e grazie alla presenza del M° Alberto Vitolo, che ha aperto il concerto, è stato possibile vedere ed ascoltare questo rarissimo esemplare, attraverso la celeberrima Suite N. 1 in sol maggiore BWV 1007 di J.S. Bach, eseguita egregiamente e con raffinata interpretazione e seguita da un piccolo bis sempre dello stesso Bach.

Violinista, ricercatore e compositore, Vitolo si è diplomato presso il Conservatorio di San Pietro a Majella con il M° Alberto Curci ed ha frequentato i corsi di musica da camera e orchestra di Fiesole e Palermo. Ha suonato in varie orchestre e si dedica da anni allo studio e alla ricerca di brani inediti o poco eseguiti della Scuola del Settecento Musicale Napoletano.

La stessa cosa che fa, sostanzialmente, anche l’Antigona Ensemble, il quartetto di giovani e promettenti musicisti protagonista della seconda parte del concerto, che ha proposto un altrettanto interessante e raro programma di musiche settecentesche, in linea con le proposte musicali del Festival Barocco Napoletano. Gioia de st’arma mia dal “Pulcinella Vendicato” di Giovanni Paisiello, uno degli ultimi massimi rappresentanti della grande scuola musicale napoletana, ha aperto la seconda parte del concerto, seguito da un brano di un autore anonimo del XVI secolo, Vuelva barquilla.

Il ricco programma della serata ci ha poi riservato da Lo frate ‘nnammorato di Pergolesi, la deliziosa Canzone di Vanella Chi disse ca la femmina, interpretate con delizia e passione dal mezzosoprano Emanuela de Rosa, impegnata anche in una importante e preziosa ricerca filologica sia dei testi che della musica, collaborando fattivamente inoltre alla trascrizione dei brani proposti da adattare per l’ensemble citato, che comprende Salvatore Scafarto alla chitarra, Monia Massa al Violoncello e Adrianalfonso Pappalardo al flauto.

Quest’ultimo ha poi affrontato una impegnativa e trascinante Sonata per flauto e continuo in Fa maggiore di Leonardo Leo, un altro importantissimo rappresentante della Scuola Musicale Napoletana, con un intensa attività didattica che eserciterà negli ultimi anni della sua vita.

E ancora di Giulio Caccini Amarilli, mia bella un delizioso madrigale per voce e basso continuo, per poi  terminare ufficialmente il concerto con il brano di rara bellezza Gnora crediteme ancora dell’opera “Lo frate ‘nnammurato” di Pergolesi. L’emozione e la dimensione magica che si è creata tra il pubblico e gli artisti bravissimi, non solo per l’esecuzione dei brani ma anche per la travolgente passione che riescono a trasmettere così bene verso una platea poco abituata ad ascoltare una musica così bella e, ahimè, poco eseguita, ha preteso il consueto bis subito accordato con una raffinata e commovente villanella del 1500 di un certo Sbruffapappa: ‘Vurria ca fosse ciaolà  (vorrei essere una gazza) il cui tema è l’amore impossibile tra un Lui e una Lei, dove l’innamorato sogna di introdursi nella casa della donna che ama, sotto le mentite sembianze di una gazza, per poi uscirne sotto le sembianze di un gatto.

Il successo è stato totale e l’emozione si è rinnovata ancora, lasciando nei cuori e nell’anima dei presenti una delicata sensazione di benessere che solo la buona musica, colta o popolare che sia, riesce a penetrare cosi bene nell’animo umano, evidentemente predisposto per la bellezza, in questo caso tutta vocale e settecentesca.  

Articolo pubblicato il: 14 Maggio 2024 15:10

Carlo Farina

Carlo Farina - cura la pagina della cultura, arte con particolare attenzione agli eventi del Teatro San Carlo, laureato in Beni culturali, giornalista.