Si gioca sulla Rai il primo scontro della campagna elettorale. Ed è uno scontro tutto interno al centrosinistra. Perché l’ipotesi che nel programma del Pd venga inserita l’abolizione del canone Rai, fa insorgere il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda: “Sarebbe solo una presa in giro”, scrive. E apre così lo scontro. La dura replica del Pd viene affidata al sottosegretario Antonello Giacomelli, che rivendica i risultati raggiunti e parla di “discussione aperta” sul futuro.
L’abolizione del canone Rai, afferma Matteo Orfini, è “da sempre” una proposta Dem. Ma il dibattito si infiamma e in serata a mettere ordine deve intervenire Matteo Renzi, irritato dalla ruvidezza dell’uscita di Calenda: “Abbiamo iniziato”, ricorda, a tagliare il canone, e “continueremo” a ridurre i costi ma “senza proclami”. Si valuterà, insomma, ma una proposta tranchant di abolizione della tassa potrebbe non comparire nel programma Pd.
“Ma quale presa in giro – replica Anzaldi – bisogna eliminare sprechi unici, con un risparmio immediato di 500 mila euro. Far risparmiare i cittadini come con lo stop all’Imu”. E Calenda ribatte con tre argomenti: il governo Renzi ha messo il canone in bolletta e ora “non può promettere il contrario”. Si ragioni piuttosto sulla privatizzazione della Rai. Ed è un errore “ricadere su promesse stravaganti a tutti su tutto”. Apriti cielo. I tweet del ministro irritano non poco il Pd: fuoco amico in piena campagna elettorale.
E se l’abolizione del canone Rai è pensata anche come messaggio per allontanare dal Nazareno l’ombra di larghe intese con il Cavaliere, un alto dirigente Dem a taccuino chiuso dice: “Calenda, al contrario di noi è sensibile alle istanze di Berlusconi, che non vuole abolire il canone perché il simultaneo aumento dei tetti pubblicitari danneggerebbe Mediaset”.
La risposta ufficiale del Pd viene affidata a Giacomelli, che nel ministero guidato da Calenda ha la delega alle Comunicazioni: “Meravigliano fretta e tono di alcune reazioni a una indiscrezione”, scrive, ricordando a chi “allora poneva a Renzi molti dubbi”, i risultati del canone in bolletta. Per il futuro, “discuteremo cosa fare”, precisa, “garantendo comunque il finanziamento del servizio pubblico”. Poi, l’attacco a Calenda: “E’ contraddittorio – nota Giacomelli – difendere l’italianità di infrastrutture strategiche e poi teorizzare la privatizzazione della Rai che finirebbe in mani non italiane”.
Ma Calenda resta sulle sue posizioni (“Dire abolisco il canone danneggia la credibilità del Pd”) e le opposizioni incalzano: “Calenda schiaffeggia mister Etruria”, scrive beffardo Renato Brunetta. E così in serata il segretario Dem, i cui rapporti col ministro sarebbero gelidi, scrive via Twitter e Facebook: “Quando siamo arrivati al Governo, il canone costava 113 euro, adesso 90 euro. Perché se pagano tutti, paghiamo meno. Rivendichiamo la lotta contro l’evasione. Si può garantire il servizio pubblico abbassando il costo per i cittadini. Continueremo. Non ci interessano le polemiche di giornata”.
Da lunedì intanto si intensificherà il lavoro del Pd sulle candidature. Al momento poche
Articolo pubblicato il: 6 Gennaio 2018 11:28