Morto dopo una lunga malattia all’età di 76 anni, l’autore, attore e regista Enzo Moscato, se n’è andato proprio mentre nella Sala Assoli la sua amica di sempre Isa Danieli e tante altre attrici a lui legate come Cristina Donadio e Imma Villa, portavano in scena la sua parola per la seconda edizione della rassegna “We love Enzo”.
Artefice di una lingua teatrale unica ed inestimabile, Moscato, nel calcare per oltre quarant’anni i più grandi palcoscenici italiani, ha raccontato quella sua metaforica Napoli fatta di vicoli, sofferenza, spiritilli e cambiamento.
Considerato come uno dei capofila di quella stessa Nuova Drammaturgia Napoletana che fu di Annibale Ruccello, Moscato, autore fertile e profondo, a partire dagli anni del terremoto ha descritto le ristrettezze umane e sociali del popolo napoletano dedicando ampio spazio nelle sue opere più emblematiche ai suoi amati Quartieri Spagnoli.
Con un idioma vivido e melodioso e con i suoi personaggi sfuggenti ed equivoci, l’ artista nato a Napoli il 20 aprile del 1948, ha gettato le basi per un teatro scritto e portato in scena con nuova forza nel segno di una lingua dal cuore antico ma dallo spirito virtuoso e moderno. Maestro del multilinguismo, Moscato, ha saputo raccogliere durante la sua lunga epopea i plausi della critica e di quel pubblico capace di riscontrare nella sua scrittura l’essenza di un teatro fatto soprattutto di poesia.
Seguendo le orme di personaggi come Artaud, Genet e Pasolini, Moscato che è stato anche professore di filosofia, lascia ai posteri lavori da studiare come “ Scannasurice”, “Signurì signurì”, “Pièce noire”, “Rasoi”, “Ragazze sole con qualche esperienza”, “Embargos”, “Luparella”, “Toledo Suite”, “Ritornanti” e tra i tanti i racconti, “Tempo che fu di Scioscia”.
Attivo, tra l’altro, come chansonnier innovatore, il suo ingegno ha lasciato traccia anche nell’universo canoro napoletano e ciò, pure in occasione del suo progetto “Modo Minore” realizzato con gli arrangiamenti e la direzione musicale di Pasquale Scialò. Già direttore artistico per il Teatro Mercadante – Stabile di Napoli, per il Festival Internazionale di Teatro – Benevento Città Spettacolo e per la “Compagnia teatrale Enzo Moscato”, non ha mai inteso il teatro come semplice forma d’intrattenimento.
Moscato ha anche partecipato a numerosi film, tra cui «Morte di un matematico napoletano» di Mario Martone, lo stesso che ha pure trasformato in film il suo spettacolo teatrale “Rasoi”. Così come ad essere utilizzato per il grande schermo è stato pure l’altro testo di Moscato “Luparella” presentato alla 59ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, con la regia di Giuseppe Bertolucci.
La grande figura artistica di Enzo Moscato, quindi, scompare dal mondo ma la sua opera immortale si fonderà poco a poco con tutto ciò che ci circonda. L’artista, il commediografo, il cantore di una Napoli dall’animo arcaico, rivivrà nel nome della sua drammaturgia felice di avere tramandato ai posteri il cuore palpitante di un popolo intero. Nel suo lungo sonno, finalmente senza patemi, l’indimenticabile Enzo sognerà certamente di rivivere in un mondo migliore.
In una dimensione popolata dai personaggi della sua innovativa e grandiosa arte. In un angolo di paradiso dove tutte le strade conducono nei più profondi anfratti della cultura napoletana. Consapevole di essere stato fonte di luce durante quel buio post eduardiano e conscio del valore del suo teatro, del pregio della sua parola sempre animata da una città sofferente fatta di miti, leggende e inestimabile cultura, Enzo Moscato riposerà in eterno in compagnia dei suoi stessi amati personaggi e di tutti quei tipi che, nel segno del suo sperimentalismo linguistico e della sua filosofia, lo hanno elevato a poeta universale.
Riabbracciando i suoi compagni d’arte andati via prima di lui, assaporerà con loro l’essenza dolorosa e sublime di quella sua immensa commedia fatta di pensiero, ambiguità e irrequietezza. Per lui, da questa mattina dalle 10 alle 14 nella camera ardente allestita nella Sala Assoli a Montecalvario e oggi pomeriggio alle ore 15 durante i funerali nella Chiesa di San Ferdinando, l’addio di quella Napoli che l’artista ha tanto amato e la certezza di un nome che non potrà mai essere dimenticato.
Articolo pubblicato il: 15 Gennaio 2024 9:16