Leonardo: I sindacati chiedono che l’azienda faccia chiarezza sul futuro dell’aerospazio negli stabilimenti di Pomigliano e Nola.
In un comunicato le sigle sindacali precisano “la pandemia Covid-19 purtroppo inizia a far emergere i suoi effetti negativi anche sulle economie dei settori; in particolare l’aerotrasporto civile ha subito un drastico calo del traffico passeggeri che si riverbera di conseguenza sull’industria aeronautica. Una vera mannaia.
Leonardo Spa annuncia per l’anno in corso, causa aggiornamento richieste dei clienti (Boeing-Airbus-consorzio ATR) un taglio al budget importante sul carico di lavoro sia a Pomigliano che a Nola.
L’azienda ha prospettato un piano, per far fronte in questo secondo semestre del 2020, che prevederebbe l’azzeramento degli straordinari, la drastica riduzione delle trasferte lunghe, forti tagli e riduzione delle commesse in sub appalto delle ditte esterne, il blocco di nuove assunzioni, chiusure collettive modulate per stabilimento (21gg per gli stabilimenti di Pomigliano e Nola).
Nessuna previsione invece è prospettata per il 2021, ma nemmeno nella previsione più ottimistica si intravedono effetti meno gravi di quelli registrati per l’anno in corso visto che gli analisti internazionali indicano tempi di ripresa del mercato aeronautico civile in una forbice tra i 18 ed i 24 mesi”.
In sintesi, prosegue la nota, “l’Azienda vuole risolvere il problema della riduzione del lavoro, da una parte utilizzando risorse degli istituti contrattuali e dall’altro spostandolo sulle aziende dell’indotto.
Nel primo caso, utilizzando anche ferie dei dipendenti e, probabilmente, attingendo al Fondo Istituti Solidarietà per quanti non dispongano a sufficienza di istituti personali, rischiando una sperequazione tra dipendenti dato il probabile esaurimento dei residui che pone preoccupanti domande su come sarà affrontato il problema nel 2021.
Nel secondo caso, aziende indotto, la scelta diventa poco lungimirante, considerando i tempi prospettati dagli analisti, che potrebbe creare grandi pregiudizi rispetto alla sopravvivenza di alcuni fornitori che, senza un quadro di riferimento certi di incentivi rischiano di non traguardare alla fine della depressione del settore. E pensare che tra le linee guida della creazione della “One Company”, la fusione tra le aziende facenti parte della holding Finmeccanica, era tesa a rendere il nuovo soggetto, più resiliente nei momenti di crisi di un singolo mercato sfruttando le sinergie delle diverse attività.
A questo proposito teniamo a sottolineare che, a nostro avviso, la ricomposizione della ex Alenia (Velivoli e Aerostrutture) non potrà sicuramente rappresentare la risoluzione della crisi dell’aeronautica civile, come alcune menti semplici, in cerca di facili consensi, vanno immaginando. L’organizzazione in divisioni rende agevole individuare la genesi delle difficoltà senza escludere, nel contempo, il doveroso approccio di messa a fattor comune per affrontare e diluire gli effetti della congiuntura.
Volendo dare una rappresentazione plastica della filiera aeronautica, potremmo definire Leonardo ammiraglia di una flotta che nel bel mezzo della tempesta lascia che affondino le navi appoggio, indispensabili, al calar della burrasca, per la prosecuzione della missione. Come OO.SS territoriali -prosegue il comunicato- riteniamo che quanto l’azienda ha dichiarato di voler mettere in campo non rappresenta il modo migliore per affrontare una crisi imprevedibile e di non breve durata.
Non abbiamo trovato traccia delle doverose e possibili sinergie tra le divisioni dell’azienda, eppure nella presentazione della divisione Velivoli si ipotizza il ricorso, in alcuni stabilimenti, a risorse esterne per fronteggiare picchi di carico per recuperare i ritardi dovuti al Covid.
Non abbiamo trovato traccia del lavoro di analisi per la comprensione delle modalità di sostegno della filiera come dichiarato dall’A.D. il 20 maggio. Come OO.SS. territoriali riteniamo che la crisi di mercato, causata dalla pandemia, che colpisce duramente e in particolare il settore aeronautico civile partenopeo, debba essere affrontata da tutti gli attori: Leonardo quale capofila della filiera, le aziende dell’indotto e le istituzioni (Ministeri competenti e Regioni), organizzando un percorso di lavoro per realizzare un piano, in questi mesi di crisi, che abbia il riconoscibile obiettivo della trasformazione in un’opportunità di rilancio per tutto il settore, attraverso un percorso fatto si di protezione dell’occupazione, ma anche di pianificazione di percorsi di upskilling e reskilling dei lavoratori, sia di Leonardo che dell’indotto, affinché -conclude la nota- al termine della crisi ci si presenti ancora più robusti e competenti”.
In un articolo pubblicato tempo fa veniva già denunciata l’incertezza per il comparto Aerostrutture. Questa situazione desta preoccupazione perché i programmi della divisione Aerostrutture sono in contrazione con scelte penalizzanti e limitative. Al momento non c’è una visione strategica dell’assetto industriale. Non si riesce a comprendere quali siano le strategie di prodotto, le politiche di mercato, il piano di investimenti per l’aggiornamento delle commesse esistenti e quelli futuri. A quanto pare Leonardo continua ad investire nel mercato globale della Difesa.
Ma come sarà la Leonardo Aerostrutture e Aerospazio del futuro in Campania?