Hanno finalmente riaperto le porte del Mercadante, dove, con lo spettacolo “Spacciatore” di Andrej Longo e Pierpaolo Sepe, si è tornati a respirare, sia pure in mascherina chirurgica, quell’aria buona del teatro recitato. In scena, dopo i tanti rinvii e le drammatiche sequenze scaturite da un virus chiamato Covid 19, una moderna visione della “Sceneggiata” con una singolare rilettura di un genere classico e popolare rivisto con gli occhi di oggi.
Ed è stato con queste premesse, che in una storica pre-serata partita alle ore 19.00, a galvanizare il pubblico ci ha pensato la storia di due innamorati di una Napoli passionale e sanguinolenta, ora attuale e romantica, ora spietata e senz’anima.
Con il testo e la drammaturgia di Longo e la regia di Sepe, a materializzarsi sul settecentesco palcoscenico del Teatro di Napoli- Teatro Nazionale diretto da Roberto Andò, è stata una messinscena capace di contenere le tracce di quella antica tragedia greca di stampo euripideo, insieme alle essenze dei drammi che furono di Shakespeare e al pessimismo sentimentale di Libero Bovio.
Grazie a una storia con cui i napoletani di oggi sono più che abituati a convivere, a dare ulteriore sostanza al lavoro ”Spacciatore, una sceneggiata” è intervenuto soprattutto il suo realismo portato a massimi livelli da uno straordinario gruppo di attori.
Tra questi, Mariachiara Basso nel ruolo della Fidanzata, Ivan Castiglione in quello del Poliziotto corrotto, Riccardo Ciccarelli nei panni dello Spacciatore, Roberto Del Gaudio alle prese con la figura del Padre e ancora, Daniela Ioia nelle vesti di una donna boss chiamata Sposa che con il suo sfregio sulla guancia riporta persino alla mente la digiacomiana Assunta Spina, Stefano Miglio calato nel personaggio di Dragon Ball e infine, Daniele Vicorito che nel ruolo dell’amico di nome Mercuzio, non evita di fare pensare a Verona, alla famiglia Montecchi e al giovane Romeo.
Un dramma moderno quello di Longo e Sepe che unisce in un sola malleabile lega, il passato e il presente così come l’amore, la corruzione e la morte. Tingendosi di contemporaneità con le musiche e le canzoni di Francesco Forni non senza evitare qualche accenno ai brani che appartennero alla Sceneggiata del leggendario Teatro 2000, lo spettacolo che a tratti diventa persino Musical, delinea con garbo e incisività l’immagine degradata di una Napoli che tenta di rialzarsi.
Una città che non rinuncia ai sacrifici eroici dei suoi figli e che mostra i caratteri somatici di chi come lo “spacciatore” grida il desiderio di riscatto e la voglia di sottrarsi al gioco di una criminalità fatta di ricatti, cocaina, violenza e morti annunciate. Con le scene di Francesco Ghisu; le luci di Luigi Biondi; i costumi di Gianluca Falaschi e prodotto dal Teatro di Napoli–Teatro Nazionale, l’atto unico di due ore che resterà nel teatro di piazza Municipio fino al prossimo 23 maggio, porta tra il pubblico le immagini di una Partenope vera e popolare così come quel suo linguaggio fatto di colorite espressioni e slang.
Creando in scena un polo d’attrazione in grado di andare oltre le demarcazioni sociali e proponendo un’azione ricca di emozioni e tensioni, “Spacciatore” corre veloce tra l’antico e il moderno. Riportando in auge con dei personaggi maschera saturi di umanità tutta la concretezza del reale, la Sceneggiata 2.0 diretta da Sepe, rigenera nel migliore dei modi il concetto di un teatro che unisce. Un teatro emblema di cultura e civiltà che ribadisce la necessità di riprendere presto quel millenario e salvifico dialogo tra gli artisti, gli spettatori e la società.
Articolo pubblicato il: 13 Maggio 2021 20:09