Un capolavoro senza tempo sui fallimenti esistenziali di chi non sa, o non vuole, stare al passo con il mondo che cambia.
A ridosso del debutto in prima nazionale al Teatro Menotti di Milano dello scorso febbraio, giunge a Napoli – dal 14 al 19 marzo al Teatro Mercadante – Il giardino dei ciliegi, l’ultimo testo teatrale di Anton Cechov del 1903 andato in scena per la prima volta al Teatro d’Arte di Mosca nel gennaio del 1904.
Scritto quando era già gravemente malato, nel Giardino dei ciliegi Cechov esprime ancora più lucidamente la sua riflessione sulla goffa incapacità di vivere degli esseri umani, afflitti da uno strabismo esistenziale che impedisce loro di guardare con chiarezza dentro la propria anima.
L’opera narra le vicende di un’aristocratica russa e della sua famiglia al ritorno nella loro proprietà che comprende anche un grande giardino, in seguito messa all’asta per riuscire a pagare l’ipoteca.
Nell’adattamento firmato e diretto da Rosario Lisma, il barlume di salvezza risiede nei giovani, gli unici che nel finale son capaci di immaginare una nuova vita, nonostante la vendita e la distruzione di quel giardino che, da vanto per tutto il vicinato, si è trasformato nel simbolo illusorio di un luminoso passato.
Nella sua versione il regista riduce i personaggi a sei: Ljuba, segnata dalla perdita del marito e dell’amato figlio piccolo, abbandonata anche dall’ultimo amante. Nella vibrante interpretazione di Milvia Marigliano è una bimba nel corpo di donna matura, che piange e ride allo stesso tempo, intrappolata nella sua nostalgia. Richiamato alle sue responsabilità di uomo di casa anche il fratello di Ljuba, Gaev (Giovanni Franzoni), debole e ingenuo, struggente nel suo fallimento finale, mostrerà una natura puerile. Per questo nella scena campeggeranno gli oggetti della loro stanza dei giochi, volutamente sproporzionati rispetto alla statura dei personaggi, come se non fossero mai cresciuti.
Sullo sfondo ci sarà invece l’armadio di cui Gaev canta le lodi come a un monumento, dolmen sbiadito, testimone di un tempo perduto. Non si aprirà mai se non nel finale, vomitando il suo contenuto su Lopachin (Rosario Lisma), il nuovo arricchito che riuscirà a imporsi con l’abilità negli affari e con l’inesorabile consapevolezza del proprio ruolo, deludendo però, con la propria incapacità di gestire i sentimenti, Varja (Eleonora Giovanardi), figlia maggiore di Ljuba, che andrà a rifarsi una vita altrove. Ma il futuro chiama la speranza, anche se il passato sembra averla sotterrata definitivamente, e Lisma la affida ad Anja (Dalila Reas), la dolce figlia minore di Ljuba, e a Trofimov (Tano Mongelli), eterno studente scombinato con cui andrà via, al grido di “Ti saluto, o vita nuova!”.
Roberto Herlitzka, in voce registrata, è Firs, il vecchio servitore della famiglia.
Le scene sono di Federico Biancalani; i costumi di Valeria Donata Bettella; le luci di Luigi Biondi; assistente alla regia Valentina Malcotti. Una produzione Tieffe Teatro Milano / Teatro Nazionale di Genova / Viola Produzioni srl
Personaggi e Interpreti
Ljubov’ Andreevna Ranevskaja Milvia Marigliano
Anja Dalila Reas
Varja Eleonora Giovanardi
Leonid Andreevic Gaev Giovanni Franzoni
Ermolaj Alekseevic Lopachin Rosario Lisma
Trofimov Tano Mongelli
Firs (in voce registrata) Roberto Herlitzka
La durata dello spettacolo è di 2 ore e 30 minuti incluso intervallo.
Info: www. teatrodinapoli.it
Biglietteria tel. 081.5513396|e.mail: biglietteria@ teatrodinapoli.it
Articolo pubblicato il: 11 Marzo 2023 8:53