L’utilizzo improprio degli antibiotici attualmente disponibili, insieme alla mancanza di novità nel campo della ricerca, sta conducendo progressivamente ad una ridotta disponibilità di opzioni terapeutiche efficaci per il trattamento e la prevenzione delle infezioni.
L’utilizzo improprio, inteso come abuso e cattivo uso, degli antimicrobici attualmente disponibili, insieme alla mancanza di novità nel campo della ricerca, sta conducendo progressivamente ad una ridotta disponibilità di opzioni terapeutiche efficaci per il trattamento e la prevenzione delle infezioni: nel 2050 l’antibiotico resistenza rappresenterà la prima causa di morte al mondo (leggi anche https://www.2anews.it/oms-500-mila-casi-infezioni-resistenti-agli-antibiotici/).
Ma cos’è la resistenza agli antibiotici?
È quel fenomeno per cui gli antibiotici non riescono a debellare le infezioni batteriche: quando succede è necessario cambiare tipo di antibiotico, ma alcuni batteri sono diventati del tutto insensibili a numerosi antibiotici, anche appartenenti a famiglie chimiche diverse. Risultato? Alcuni di essi non servono più perché ne abusiamo.
In Italia, è allarme soprattutto in Campania, Sicilia e Calabria, dove si registrano consumi di questi farmaci quasi doppi rispetto al Nord Italia.
Secondo l’ultimo rapporto Osmed-Aifa del 2016, infatti si passa dai valori minimi di Bolzano (16 dosi definite giornaliere per 1.000 abitanti) e Friuli Venezia Giulia (19 dosi definite giornaliere ogni mille abitanti) ai consumi doppi di Calabria e Sicilia (35) e, soprattutto, della Campania (40 dosi definite giornaliere ogni 1000 abitanti) dove, sempre nel 2016, sono stati quasi 50 mila i casi di infezioni da batteri antibiotico-resistenti rilevati dai 20 laboratori aderenti al Sistema regionale di sorveglianza dell’antibiotico resistenza.
Circa la metà di questi si è concentrata in ospedale, nei reparti di terapia intensiva (20,60% dei casi), medicina (15,33%) e chirurgia (14,20%).
Questo è il quadro emerso ieri, 19 febbraio al Maschio Angioino, durante il secondo incontro pubblico di ‘Donne che sanno’, dal titolo “Sapere sull’antibiotico resistenza.
Come difendersi dalle minacce del futuro e proteggere i nostri bambini?”
Un’iniziativa promossa dal Fondo Mario e Paola Condorelli e L’Altra Napoli, con il patrocinio di Regione e Comune che ha l’obiettivo di promuovere la tutela della salute, della ricerca scientifica e della sensibilità ambientale, per contribuire al benessere della collettività.
Sorveglianza, controllo delle infezioni, uso corretto degli antibiotici, comunicazione e ricerca sono i temi su cui si sono confrontati gli esperti.
“Fino agli anni Duemila – afferma Francesco Rossi, professore ordinario di Farmacologia all’Università degli studi della Campania Luigi Vanvitelli – è stato grande l’impegno dell’industria sulla produzione di antibiotici, impegno che è stato trascurato negli ultimi 15 anni. La realtà è che i batteri tendono a difendersi dagli antibiotici, trasformandosi. Occorre lanciare l’allarme non solo sull’uso indiscriminato degli antibiotici nell’uomo, ma anche in campo veterinario. L’antibiotico-resistenza minaccia il ritorno ad un’era pre-antibiotica con gravi conseguenze per la sicurezza sanitaria e aumento dei costi”.
Una battaglia che non si vince da soli ma con un fronte comune internazionale. “Farmindustria – ricorda Giuseppe Caruso, responsabile Area ricerca di Farmindustria – ha promosso alcune proposte concrete, partendo da un dato: attualmente sono 919 gli studi clinici sugli antibiotici in tutto il mondo, dei quali il 25% è già stato autorizzato all’uso. In Italia dal 2014 al 2016 le prove sperimentali su nuovi antibiotici, sono raddoppiate, da 18 a 47”.
Ma cosa possiamo fare tutti, nel frattempo?
Dobbiamo innanzi tutto ricordare che gli antibiotici curano le infezioni batteriche e sono del tutto inutili in caso di infezioni virali, come l’influenza, per questo non servono per combattere tosse e raffreddore. Inoltre, che andrebbero assunti solo attenendosi scrupolosamente alla posologia indicata dal medico e il trattamento non andrebbe mai arbitrariamente sospeso prima o dopo il tempo prescritto.