Alzheimer: Scoperto il meccanismo che blocca la memoria
In Italia, più di un milione di persone soffrono di demenza. In tutto il mondo, più di 44 milioni, circostanza che rende la malattia una crisi sanitaria globale.
Uno studio effettuato su pazienti malati di Alzheimer ha rilevato il ruolo chiave di una piccola regione cerebrale, l’area tegumentale ventrale. La scoperta è stata fatta da un team di ricercatori italiani. Se questa area, che è deputata al rilascio di una importante molecola ‘messaggera’ del cervello, la dopamina, funziona poco, ne risente il ‘centro’ della memoria, l’ippocampo, quindi sia la capacità di apprendere che di ricordare.
Resa nota sul Journal of Alzheimer’s Disease, la scoperta potrebbe rivoluzionare sia la diagnosi precoce, sia le terapie per questa forma di demenza, spostando l’attenzione su farmaci che stimolano il rilascio di dopamina.
L’autrice dello studio è Annalena Venneri, dello Sheffield Institute for Translational Neuroscience (SITraN) in Gran Bretagna, che spiega: “La nostra scoperta indica che se l’area tegmentale-ventrale (VTA) non produce la corretta quantità di dopamina per l’ippocampo, questo non funziona più in modo efficiente” e la formazione dei ricordi risulta compromessa. Si tratta del primo studio al mondo che dimostra questo collegamento negli esseri umani”.
Ricordiamo che la Malattia di Alzheimer-Perusini, anche chiamata “Morbo di Alzheimer”, è una forma di demenza degenerativa invalidante, che tende a manifestarsi intorno ai 65 anni, ma raramente anche prima. Con il decorso della malattia si ha la perdita della memoria, uno stato mentale confusionario, difficoltà di comunicazione e ridotta capacità di comprensione.
La prima scoperta della demenza degenerativa di Alzheimer risale al 1901, merito dello psichiatra tedesco Alois Azheimer nel 1901 scoprì questa malattia degenerativa grazie a studi ed osservazioni su di una paziente che presentava dei sintomi di amnesia di scrittura. Uno dei primi segni della malattia è che la proteina beta amiloide inizia il suo processo distruttivo aggregandosi in ammassi che vanno ad interferire sulla normale comunicazione celebrale tra le sinapsi. L’accumulo di queste proteine adesive tendono con il tempo a formare delle placche, la causa del danno delle cellule e quindi perdita della memoria. Molti sono i nuovi trattamenti per l’Alzheimer, tutti focalizzati sul prevenire la formazione delle placche, ma la rimozione di quelle esistenti resta una sfida molto difficile.
I sintomi della Malattia si manifestano attraverso tre fasi
Fase lieve che si verifica con disorientamento nei luoghi sconosciuti, leggera perdita della concentrazione e della memoria e perdita di interesse dei propri interessi
Fase moderata nella quale i sintomi cominciano a manifestarsi con più frequenza e la perdita della memoria comincia ad essere grave per cui la persona necessita di aiuto nelle attività quotidiane
Fase finale invece rappresenta una situazione di notevole gravità nelle quale il paziente ha una comunicazione verbale limitata come anche la mobilità fisica ed ha bisogno di una persona che si prende cura della malattia
Patrizia Zinno è biologa nutrizionista napoletana e ha lavorato per circa 20 anni presso centri di Diabetologia, di Dialisi, Ematologia e Chimica Clinica. Ora insegna Scienza e Cultura dell’Alimentazione nella Scuola Alberghiera di Scampia.