mercoledì, Novembre 27, 2024

Angela Di Maso al Ridotto del Mercadante con Cuòre. Sostantivo Maschile

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Giuseppe Giorgio
Giuseppe Giorgio
Caporedattore, giornalista professionista, cura la pagina degli spettacoli e di enogastronomia

Al Ridotto del Mercadante dall’11 al 15 maggio, Daniela Giovanetti e Alvia Reale, saranno le protagoniste del lavoro drammaturgico di Angela Di Maso, “Cuòre. Sostantivo Maschile”.

Atteso appuntamento al Ridotto del Mercadante, dove, dall’11 al 15 maggio, Daniela Giovanetti e Alvia Reale, saranno le protagoniste del lavoro drammaturgico di Angela Di Maso, “Cuòre. Sostantivo Maschile”. Con la regia della stessa Reale, i costumi di Sandra Cardini, le scene di Francesco Calcagnini e le luci di Matteo Ziglio, la messinscena prodotta dal “Gruppo della Creta”, vede le due interpreti e l’autrice, intente “nell’impresa di essere sincere”.

Cuòre nasce così, come un dialogo pubblico sul Teatro, sulla morte, sulla nostra vita. E si prova ad andare, senza pudore, in luoghi della propria memoria e della propria intimità, nel tentativo di trasformare la propria vita in qualcosa di collettivo. Sono io, ma non solo… Così tra autobiografia e incubi irraccontabili, la voce umana diventa quella di animali, per poi trasformarsi in passi di danza, in ricordi di note cantate.

Angela Di Maso al Ridotto del Mercadante con Cuòre. Sostantivo Maschile
Alvia Reale in Cuòre, sostantivo maschile

Fino all’incontro davanti ad un Teatro chiuso, per dirsi che nonostante tutto non è finita. L’ultimo spettacolo sarà meraviglioso. «Dopo questo anno drammatico – ha scritto l’interprete e regista Alvia Reale nelle sue note – il pensiero di tornare a lavorare nello stesso modo, con un regista che sceglie per te il testo, con un teatro che sceglie per te i compagni di lavoro e le modalità, ci è parso non sopportabile. Ci siamo prese quindi la responsabilità di fare una scelta in autonomia.

Nel frattempo, io personalmente, ho dovuto fare i conti con la morte di mia madre, con il suo funerale deserto, con la paura di non essere più neanche in grado di saper raccontare delle storie. Di questo abbiamo parlato con Daniela, quando ci siamo incontrate davanti ad un Teatro chiuso.

Abbiamo azzardato: Perché non parlare di noi? “Non c’è agonia più grande che tenere una storia non raccontata dentro di sé”. In fondo noi siamo le storie che abbiamo vissuto, che ci hanno dischiuso orizzonti, che scriviamo con la nostra vita e che impariamo a trasmettere. Per fare questo però, avevamo bisogno di un Drammaturgo che rendesse materia Poetica e Teatrale i nostri racconti. Subito abbiamo pensato ad Angela, con la quale da tanto volevamo collaborare.

Angela è una drammaturga piena di grazia e di talento, ed è in grado di trattare anche le nostre “zone d’ombra”. Perché non ci sono solo storie buone, ci sono anche storie di odio, di dolore, di inimicizie e delusioni. E così, ricordando quelle che eravamo mentre ballavamo “con” Don Lurio, bisognerà affrontare un passato che potrebbe schiacciarci.

In fondo, come scrive Karen Blixen “tutti i dolori possono essere sopportati se vengono messi in un racconto, o se si narra, su di essi, un racconto”». «Il lavoro drammaturgico su Cuò-re  – ha precisato l’autrice Angela Di Maso- nasce da tre desideri: quello mio, di Alvia e di Daniela di creare qualcosa insieme. Quello di creare qualcosa insieme che fosse un progetto originale.

Quello di creare qualcosa insieme che fosse un progetto originale, ma in cui il concetto di originalità fosse sinonimo di verità. Ma la verità è anche un percorso da fare, non un traguardo da cui partire. E si sa che noi tutti preferiamo ignorarla, la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere. Vivi. Ma noi tre questa verità la volevamo.

A tutti i costi. Alvia e Daniela allora si sono messe a disposizione di questo nostro progetto in prima persona, andando quindi al di là del puro atto interpretativo per diventare loro stesse oggetto di analisi da cui fare nascere l’atto creativo. Perché ogni verità è un percorso tracciato solo attraversando la vita stessa. Passata. Presente. E futura. Forse. A me il compito in questo momento teatrale più rivoluzionario: ascoltare. E avere scritto il testo in cui il loro Cuò-re diventa un luogo in cui a noi tutti è dato ritrovarsi. Riconoscersi».

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