domenica, Novembre 24, 2024

Avellino, smercio di cocaina: tre dei sei arrestati non parlano

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Luigi Maria Mormone
Luigi Maria Mormonehttps://www.2anews.it
Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Cronaca di Avellino: tre delle sei persone arrestate per traffico e spaccio di cocaina sul territorio irpino hanno fatto scena muta davanti al giudice.

Martedì scorso un’importante operazione della Polizia contro lo spaccio di cocaina ad Avellino e nei Comuni limitrofi ha portato a sei arresti (a conclusione di un’inchiesta avviata nel 2016). Le persone arrestate sono accusate di aver messo in piedi un’associazione dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti, prevalentemente cocaina, destinata a consumatori anche molto giovani del capoluogo irpino.

Tre delle persone arrestate si sono rifiutate di rispondere davanti al giudice, mentre gli altri hanno inteso fornire la loro versione dei fatti. Come riportato da “Il Mattino”, fondamentali ai fini investigativi sono state diverse intercettazioni telefoniche, nelle quali la sostanza stupefacente spesso veniva definita dagli indagati con termini alimentari, come “vino”, “olio”, “latte”, “cioccolata” e “gelato”.Avellino, smercio di cocaina: tre dei sei arrestati non parlano Frasi apparentemente prive di senso letterale, come argomenta il gip, che però gli interlocutori intendevano benissimo. Inoltre, a corroborare l’ipotesi investigativa anche numerosi pedinamenti ed appostamenti eseguiti dagli agenti in borghese e le numerose testimonianze di alcuni consumatori abituali.

Le stesse accuse sono state mosse nei confronti del gestore di un distributore di carburante con lavaggio annesso, nei pressi dello stadio Partenio, che per gli inquirenti utilizzava l’attività commerciale anche per smerciare la sostanza stupefacente fino al 2016 (data del suo arresto). Il legale di quest’ultimo, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, ha chiesto che al suo assistito vengano concessi i domiciliari presso una comunità terapeutica, dove si trovava al momento dell’esecuzione della misura cautelare.

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