Omicidio Nicola Picone: l’attenzione degli inquirenti è focalizzata su una donna legata alla Camorra di Miano (la quale è attualmente irreperibile).
Proseguono le indagini sull’omicidio di Nicola Picone, 26enne di Casaluce con precedenti per reati di camorra ucciso ad Aversa (il cui cadavere è stato ritrovato in una Fiat Panda parcheggiata all’interno di un’area di servizio).
Come riporta “Il Mattino”, l’attenzione della Dda si è focalizzata su una 36enne, incensurata ma legata a famiglie della camorra di Miano, attualmente irreperibile: si ritiene che proprio lei alla mezzanotte di giovedì abbia chiamato al cellulare Picone dandogli un appuntamento. Saranno i tabulati telefonici a stabilire se l’ultima chiamata a Picone l’abbia fatta proprio la 36enne in fuga.
Il compagno della donna evase da una comunità per tossicodipendenti dopo l’omicidio di due suoi parenti (andandosi poi a costituire nella scorsa primavera). Da quel momento, la 36enne ha intrecciato una relazione con un altro uomo, che potrebbe essere proprio Picone. Se confermata, questo potrebbe essere stato un “errore imperdonabile” nei confronti della camorra di Miano.
Il compagno della donna provò la “scalata” dopo una serie di pentimenti eccellenti che hanno azzerato i vertici della cosca in cui ricopriva ruoli di rilievo. Ma tale ascesa si fermò con l’uccisione di due suoi familiari.
Raccontano i pentiti che l’anno scorso mandò un commando, di cui faceva parte anche il fratello della sua compagna, a sparare nelle finestre della donna boss della fazione opposta. E precedentemente, proprio a causa di una donna, l’aspirante boss aprì un fronte con un altro cartello di Secondigliano.
Dai napoletani, Picone avrebbe avuto soldi da riciclare e forse anche della droga, favori che il 26enne avrebbe ripagato con “sgarri” di natura sentimentale e affaristica.