Nel 1500 durante il periodo delle Repubbliche Marinarie il Baccalà fu portato a Napoli, considerato una pietanza per i poveri, il Re delle tavole napoletane e piaceva prepararlo in diverse maniere, fritto, al pomodoro o in bianco con le patate e cipolle.
Il Baccalà o lo si ama o lo si odia ed è difficile restare indifferenti al suo gusto. E’ stato sempre un piatto che ha un posto di tutto rispetto sulle tavole partenopee, apprezzato un tempo sia dal popolino che dai ricchi signori. Poi c’è il Mussillo, la parte più costosa e pregiata del pesce.
ll Baccalà è il primo merluzzo che viene essiccato e poi conservato con una particolare salatura; lo Stoccafisso invece è un merluzzo non è soggetto a salatura , ma viene essiccato fino a diventare duro. Un piatto sempre presente sulle tavole della vigilia di Natale, ma soprattutto nel cenone di Capodanno insieme al capitone fritto. La versione partenopea è quella che il merluzzo viene prima fritto e poi cotto al forno con i pomodorini, olive nere e capperi
Il baccalà fritto è il piatto più gettonato nei cenoni di capodanno è semplice e veloce da cucinare. Viene comprato sotto sale e poi viene messo a bagno per circa 4 giorni, cambiando l’acqua ogni giorno.
Poi viene tagliato a pezzetti ed asciugato con della carta assorbente per eliminare tutti i residui di acqua. Ogni pezzetto viene infarinato e poi fritto in olio ben caldo. Servire caldo con del limone è croccante fuori e morbido dentro.
Oppure dopo la frittura viene messo in una padella con del pomodoro, olive nere, capperi, pinoli, uvetta, aglio, origano e peperoncino. Dopo averlo fatto insaporire un paio di minuti, si può mettere nel piatto o nel vassoio da portata e servire in tavola.
Articolo pubblicato il: 31 Dicembre 2018 9:36