Disponibile in tutte le librerie, l’ultima (in senso cronologico) fatica letteraria di Marco Urraro dedicata alla vita meravigliosa e tumultuosa di Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei e futuro ‘Santo’ come annunciato da Papa Francesco.
E’ di qualche giorno fa la notizia, diffusa dall’arcivescovo di Pompei, Monsignor Tommaso Caputo, in merito alla canonizzazione del beato Bartolo Longo (beatificato il 26 ottobre 1980), che quest’ultimo sarà, secondo la decisione di Papa Francesco, proclamato anche Santo. Ebbene, il caso ha voluto che proprio in questi mesi sia già stato distribuito in tutte le librerie, l’ultima (in ordine cronologico) fatica letteraria di Marco Urraro: una bellissima biografia romanzata del Beato Bartolo Longo, edita da Guida Editori.
Le due notizie sono legate da un filo tanto sottile, quanto indissolubile, vista l’importanza che questo romanzo riveste nel vasto panorama letterario italiano. I più attenti e scrupolosi lettori che si accingono a leggere questo romanzo, che tratta del fondatore del Santuario di Pompei, potrebbero essere indirizzati erroneamente verso un tema di carattere esclusivamente religioso, nulla di più sbagliato, perché questo libro è prima di tutto un romanzo storico, uno spaccato di grande interesse socio-culturale, che abbraccia e racconta attraverso la vita difficile e sofferta di Longo, un periodo storico di indubbio interesse umano, artistico, religioso ed epocale.
Il romanzo prende le mosse da una triste notizia: oggi ventidue maggio dell’anno del Signore 1859 il nostro augusto sovrano, nonché principe illuminato, Ferdinando II del nostro sacro regno è spirato nel suo letto di morte e nella più classica delle risoluzioni in questi tristi frangenti, furono sospese le lezioni fino a nuova decisione. Bartolo Longo all’epoca aveva 18 anni e studiava privatamente presso l’università di Lecce, ma a seguito della Legge Casati, con l’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno d’Italia, che aboliva l’insegnamento privato universitario, fu costretto a trasferirsi a Napoli per completare i suoi studi di Giurisprudenza.
La piacevole e scorrevole scrittura dell’autore Marco Urraro ci consente di seguire con attenzione e dovizia di particolari, l’incredibile e meravigliosa vita di Bartolo Longo, che come lui stesso ebbe a definire, è un vero e proprio romanzo. L’autore ci fa rivivere con trascinante curiosità e lodevole abilità, i momenti più importanti e drammatici della lunga e travagliata vita del fondatore del Santuario di Pompei, e non solo.
E così il lettore si troverà immerso per esempio nella prima e drammatica fase della vita di Bartolo Longo quando, giunto a Napoli per completare gli studi (come già accennato precedentemente), inizia a frequentare questo nuovo ambiente accademico che risulta essere profondamente anticlericale, inoltre viene intimamente influenzato dalla lettura del libro di Ernest Renan Vita di Gesù, che lo spinge pericolosamente a frequentare i pericolosi e ambigui ambienti demoniaci, inclini all’occultismo e allo spiritismo più estremo, divenendo lui stesso, per più di un anno e mezzo, addirittura un sacerdote satanista.

Questo ambiente richiamava non solo personaggi mediocri, ma affascinava anche menti molto intelligenti e avvezzi al ragionamento utilizzato però in modo sbagliato: lo stesso Bartolo Longo cadde in questa trappola, e rischiò seriamente di morire. Infatti, per compiere i riti satanici indispensabili per seguire questa “fede” occulta, era costretto a sottoporsi anche a dei gravosi digiuni, che lo danneggiarono pesantemente riducendolo sia psicologicamente che fisicamente, ad una larva umana: era denutrito.
Tutto ciò è raccontato con estrema fedeltà e ricchezza di particolari, che ci porterà fino al momento della sua salvezza e che gli consentirà poi di recarsi nella Valle di Pompei, un territorio ampio e abbandonato, preda di numerosi briganti che, dopo l’Unità d’Italia, perversava liberamente in queste terre.
Ma come arriva Bartolo Longo a Pompei e perché? Due interrogativi naturalmente retorici, perché legati alla frequentazione, a Napoli, della casa di Santa Caterina Volpicelli, dove incontrerà colei che un giorno diventerà sua moglie: la Contessa Marianna Farnararo, vedova De Fusco. Una donna energica e di forte temperamento, opposta al carattere mite e remissivo di Bartolo Longo: insieme riusciranno a realizzare l’ambizioso e difficile progetto di edificare la Basilica di Pompei.
Nel romanzo vengono inoltre citati Giovanni Bosco, che Bartolo Longo incontra a Torino, e riceve i suoi elogi in merito alla rivista fondata dallo stesso Longo Il Rosario e la Nuova Pompei, ma soprattutto gli viene rivolta la seguente domanda: Ma voi come fate a far leggere la vostra rivista anche a chi non è credente, almeno così si dice, io non ci riesco. Viene citato anche il Papa che era in carica all’epoca Leone XIII che, con estrema meraviglia da parte di Longo, lo convoca per elogiarlo del lavoro svolto in nome di una Chiesa sana e caritatevole, perché, e mi preme sottolinearlo, Bartolo Longo era un uomo profondamente onesto, tutt’altro che avido sia di potere che di danaro.
La sua vita esemplare, a parte la parentesi buia che lo fece cadere nella trappola dell’occultismo, gli ha permesso di edificare un Santuario nel quale credeva fermamente, dedicandolo alla Madonna del Rosario, il cui quadro, divenuto nel tempo l’icona mariana più nota al mondo, fu oggetto di un rocambolesco quanto incredibile viaggio, descritto mirabilmente all’interno di questo libro.
Un libro ricco di citazioni e denso di episodi significativi legati alla vita tumultuosa, benché fervido e pacato religioso, di un uomo che ha cambiato il corso della storia, e che ha fatto della sua vita una missione in nome di Dio e della Madonna del Rosario. Volutamente non ho voluto citare tutti gli altri nomi e i numerosi aneddoti presenti nel libro, per lasciare ai futuri lettori il piacere di una scoperta lenta e stimolante, affinché possano consigliare a tutti la lettura di questo importante libro che, vi assicuro, non deluderà le vostre aspettative.