Con 180 voti favorevoli, 71 contrari e 6 astenuti arriva il via libera al Biotestamento dal Senato affinché il testo diventi legge. Ad assistere dalla tribuna dell’Aula alla conclusione dell’esame, i dirigenti dell’associazione Coscioni. Testimonianza dell’impegno di una battaglia portata avanti per anni per vedere riconosciute le dichiarazioni di fine vita.
Al Senato Mina Welby, presidente dell’associazione e moglie di Piergiorgio; Filomena Gallo segretario dell’associazione; Carlo Troilo, consigliere generale. In tribuna anche i genitori di Luca Coscioni Rodolfo e Anna Cristina e la figlia di Carlo Lizzani, Flaminia. Con loro anche Generosa Spaccatore, moglie di Luigi Brunori e Maddalena Soro, moglie di Giovanni Nuvoli.
Su Twitter il commento del premier Paolo Gentiloni: “Biotestamento: Dal Senato via libera a una scelta di civiltà. Un passo avanti per la dignità della persona”. Sempre attraverso i social, questo il commento del presidente della Camera, Laura Boldrini: “L’approvazione definitiva della legge sul biotestamento è un importante e positivo atto di responsabilità del Parlamento. D’ora in poi i malati, le loro famiglie, gli operatori sanitari saranno meno soli in situazioni drammatiche”.
In Piazza Montecitorio sit-in dell’Associazione Luca Coscioni. “Aspettiamo che la legge passi – aveva detto Marco Cappato arrivando alla manifestazione –. Questa legge a 11 anni dalla morte di Piergiorgio Welby se passa stabilisce il diritto a sospendere le terapie senza soffrire e il diritto di farlo anche tramite il testamento biologico. Sarebbe un passo in avanti enorme nel rispetto della libertà di scelta delle persone che soffrono, dei malati terminali. La prossima legislatura sarà quella in cui chiederemo di discutere e approvare anche la legge per l’eutanasia legale”.
“Lo dico anche a chi è contro e continua ad essere contro – aggiunge – possiamo essere almeno uniti nella battaglia per rispettare le scelte di cura, assistenza, di terapia di chi vuole vivere, certo per noi questo non può significare calpestare i diritti di chi a un certo punto decide che non ce la fa più e decide di voler morire”.
E sul processo che lo vede coinvolto per la vicenda di Dj Fabo e su una eventuale condanna Cappato prosegue: “Vedremo. Io voglio cercare di fare prevalere delle norme su dei principi superiori che sono anche difesi dalle Carte internazionali e dalla Convenzione europea dei diritti umani. Se anche ci fosse una condanna il percorso non sarebbe finito qui. Non solo lo rifarei ma ho spiegato a processo che mi assumo la piena responsabilità di quello che ho fatto. Sto andando a dire ho aiutato Fabo e la legge del 1930, nel non prevedere un’eccezione per i malati terminali, in questo e’ una legge contraria non solo ai miei principi morali ma anche a quelli della Costituzione”.
Articolo pubblicato il: 14 Dicembre 2017 14:06