venerdì, Dicembre 27, 2024

Blitz contro la banda delle truffe alle assicurazioni: dieci arresti

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Luigi Maria Mormone
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Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

10 arresti e 14 denunce nell’operazione tra le province di Napoli e Avellino contro le truffe ai danni delle assicurazioni e del fondo di garanzia per le vittime della strada.

Dalle prime ore di oggi, tra le province di Napoli ed Avellino, è in atto un’operazione della Polizia di Stato finalizzata all’esecuzione di misure cautelari disposte dalla Procura della Repubblica di Roma nei confronti dei componenti di una organizzazione criminale dedita alle truffe ai danni delle compagnie assicurative e del fondo di garanzia per le vittime della strada. Nell’operazione sono impegnati 50 uomini della Polizia Stradale di Roma e Napoli. Parte proprio dalle denunce, presentate dalle Compagnie di assicurazione e dal Fondo di garanzia per le vittime della strada, l’indagine sviluppata, in prima battuta, dalla Procura della Repubblica di Napoli e successivamente dalla Procura della Repubblica capitolina.

L’operazione ha visto 10 persone arrestate per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa alle assicurazioni e connessi reati contro la fede pubblica e la pubblica amministrazione. Inoltre, sono state denunciate in stato di libertà altre 14 persone. I membri dell’organizzazione avevano architettato un sistema per ottenere risarcimenti con falsi incidenti stradali, truffando le compagnie assicurative e il fondo di garanzia per le vittime della strada.

Il protagonista principale era un esperto avvocato del Foro di Avellino che, insieme ad alcuni colleghi, si adoperava per “inventarsi” l’ennesimo incidente, costruendo la dinamica ed il fascicolo del sinistro, curando i dettagli in ogni singola fase. In pratica i sinistri stradali, mai avvenuti, venivano opportunamente rappresentati come “incidenti con fuga”, ove l’ipotetico responsabile era sempre irreperibile. Questa prospettazione agevolava l’ottenimento dell’ingiusto profitto.

Agli investigatori il sistema è apparso quasi come una rappresentazione teatrale, dove ogni attore aveva un preciso ruolo ed un copione da recitare. La finta vittima, dopo aver conferito il mandato all’avvocato, veniva contattata da altri membri dell’organizzazione per essere accompagnata presso strutture sanitarie pubbliche, ove il medico compiacente stilava certificati che attestavano conseguenze traumatiche, post incidente, inesistenti.Blitz contro la banda delle truffe alle assicurazioni: dieci arresti Ulteriore caratteristica del copione criminale consisteva nell’ideare, in molti i casi, incidenti stradali sulla base di radiografie, già illegalmente possedute dall’organizzazione, dalle quali scaturiva la diagnosi del primo soccorso, ovviamente con lesioni compatibili alle circostanze del sinistro.

In tali episodi gli esami diagnostici e la documentazione sanitaria di ignari pazienti, veniva acquisita illecitamente dalle strutture sanitarie. L’avvocato inoltrava la richiesta risarcitoria al Fondo di garanzia per le Vittime della strada, restando poi in attesa di ricevere una congrua proposta economica di indennizzo. Per taluni sinistri il Fondo erogava direttamente il risarcimento, per altri era necessario richiedere l’intervento del Giudice di Pace compiacente.

A questo punto emerge il secondo livello organizzativo del sistema criminale, ove l’avvocato ed i suoi sodali si avvalevano dei contatti con un Giudice di Pace ed un Cancelliere. Quest’ultimo si è rivelato come figura strategica del sodalizio criminale, in quanto nella fase di iscrizione a ruolo, “pilotava” il fascicolo del finto sinistro dirottandone l’assegnazione al Giudice di Pace compiacente.

In questo senso, la sceneggiatura dell’incidente prevedeva, come prima fase, quella del reclutamento degli attori; previo compenso, venivano ingaggiate persone che fingevano di essere vittime di incidenti stradali ed altre, invece, che dovevano interpretare il ruolo dei testimoni, rendendo falsa testimonianza sulla dinamica del sinistro.

Il dispositivo delle Sentenze, in questo modo, non poteva che essere favorevole e blindato. Nel corso dei due anni di attività investigativa, si accertava che le procedure consolidate e strutturate, messe in piedi dall’organizzazione, avevano reso oltre 1 milione e mezzo di euro.

L’associazione, inoltre, si avvaleva di standard di sicurezza, tecnologici e organizzativi particolarmente performanti, attraverso l’utilizzo di telecamere a circuito chiuso per il controllo degli ambienti e la disponibilità di numerose schede telefoniche per la gestione dei contatti. Talvolta, nelle conversazioni venivano adottate tutte le cautele possibili anche utilizzando allusioni e metafore.

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