Tra gli ammortizzatori sociali e sostegno al lavoro previsti dal Governo nel decreto Cura Italia, rientra l’assegno di 600 euro per le varie categorie del lavoro autonomo colpite dall’emergenza Coronavirus. Il bonus è rivolto a tutti coloro che dichiarano fino a 35mila euro di reddito esentasse o un reddito tra 35mila e 50mila euro che dimostra di aver subito cali di attività di almeno il 33% nei primi 3 mesi del 2020.
Come riporta “Money.it”, tra le novità del prossimo decreto, di cui si attende la pubblicazione ufficiale, potrebbe però esserci un limite di reddito per accedere all’indennità. Nuovi criteri di selezione si rendono necessari perché ad aprile ha fatto richiesta dei 600 euro all’INPS anche chi non ne aveva bisogno: il limite di reddito forse si aggirerà sui 35.000 euro. Col nuovo decreto potrebbero esserci novità anche per i professionisti iscritti agli Ordini. Pierpaolo Baretta (sottosegretario al Mef) ha spiegato che sta lavorando per correggere ulteriormente i requisiti per accedere all’indennità erogata dal Fondo di ultima istanza (e anticipata dalle Casse previdenziali). La correzione riguarderà l’esclusività dell’iscrizione a un Ente previdenziale basandosi comunque su stabiliti limiti di reddito.
C’è però un paradosso, visto che nel frattempo, l’indennità arriverà a 1000 euro per i consulenti del lavoro iscritti all’Enpacl e anche per una parte dei medici e i dentisti iscritti all’Enpam che hanno fatto richiesta del contributo integrato. Si tratta infatti di una possibilità riservata a chi ha subito una riduzione del fatturato di almeno il 30%, cumulabile con l’indennità delle Casse ma su cui grava una tassa statale del 20%, una doppia tassa sugli aiuti che si spera che il Governo elimini con il prossimo decreto.
Una situazione paradossale, se si tiene conto che il sito dell’Inps è stato letteralmente invaso di domande, con lo stesso premier Giuseppe Conte che nella conferenza stampa di domenica sera si è scusato dei ritardi: “Stiamo parlando di 11 milioni di prestazioni assistenziali – compresa la cassa integrazione- Situazione senza precedenti se si pensa che, in media, una simile mole di domande viene trattata dall’Inps in 5 anni ed invece è stata in parte evasa in un mese”.
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