C’era una volta il ‘pallone di Maradona’, figlio degli anni trionfali del Pibe de oro con la maglia del Napoli. Poi arrivarono altri nomi altisonanti come Tsunami e la bomba Bin Laden. Chili e chili di polvere pirica. La prerogativa dei botti illegali era sempre la stessa: contenere materiale esplodente in quantità elevatissima, capace di fare un botto tremendo, con il conseguente rischio di causare gravi danni a cose e soprattutto persone.
In Campania li chiamano fuochi d’artificio: sono artifizi pirotecnici venduti in maniera del tutto illegale e per qualcuno ”necessari” per festeggiare degnamente l’arrivo del nuovo anno. Per la fine del 2017 l’ordigno più ricercato è la bomba ‘Kim ‘o coreano’, dal nome del dittatore Kim Jong-un, che con le sue continue minacce agli Stati Uniti sta tenendo col fiato sospeso il mondo intero.
Può costare, secondo ‘radio-mercato’, fino a 100 euro: non si trova su tutte le bancarelle, va richiesta ai rivenditori specializzati di botti illegali in grado di provocare emozioni forti. Insomma, a Napoli il nome del dittatore coreano viene associato a un elemento particolarmente pericoloso. Era finito, prima di Natale, anche sul presepe, in via San Gregorio Armeno, la strada celebre per pastori di ogni forma e costo. Però, per Kim, nessun posto accanto a Gesù o ai miti pastori. Il dittatore coreano era finito in una prigione, per la verità in compagnia del presidente americano Trump, forse a voler stigmatizzare ogni tentativo di conflitto mondiale.
A poche ore dalla notte di San Silvestro, insomma, la guerra è aperta: da un lato le forze dell’ordine, che in questi giorni hanno intensificato le loro attività per sottrarre dal mercato clandestino quanto più materiale pericoloso, come dimostrano i sequestri degli ultimi giorni. Dall’altro gli acquirenti, chi proprio non riesce a rinunciare al botto più fragoroso per celebrare l’arrivo del nuovo anno, mettendo finanche a rischio la propria e l’altrui incolumità. (ANSA).
Articolo pubblicato il: 31 Dicembre 2017 9:56