Gigi Radice: l’allenatore dell’ultimo scudetto del Torino si è spento a 83 anni nella sua casa di Milano.
Il calcio italiano piange uno dei personaggi più rappresentativi del secolo scorso, Gigi Radice, il quale è morto quest’oggi all’età di 83 anni nella sua casa di Milano: da tempo soffriva del morbo di Alzheimer.
Se ne va un galantuomo, capace di scrivere una pagina di storia con pochi eguali, quella dello scudetto del Torino nel 1976, squadra la cui ossatura avrebbe composto la grande Nazionale dei Mondiali del 1978 in Argentina, dove il “blocco Toro” fu eterna riserva del “blocco Juve” (in un’epoca che oggi sembra lontanissima).
Da calciatore, fu nel 1963 tra i giocatori che vinsero la prima Coppa dei Campioni di una squadra italiana, quando militava nel Milan del grande Nereo Rocco, accanto a leggende come Cesare Maldini, Josè Altafini e Giovanni Trapattoni. Quel Trapattoni suo grande rivale in seguito al timone della Juventus, quando vinse lo scudetto 1976-77 con 51 punti su 60, cifra stratosferica che il Torino del buon Gigi mancò per un solo punto, fermandosi a 50.
Quell’anno, però, il suo Toro aveva lo scudetto sul petto, dopo che la mitica squadra dei gemelli del gol Pulici e Graziani, del poeta del gol Claudio Sala e del giaguaro Castellini aveva consegnato al popolo granata il primo e unico scudetto dopo la tragedia di Superga. Quel Torino era una squadra che giocava in maniera moderna, con quel pressing che Radice (vincitore del Seminatore d’Oro come miglior allenatore dell’anno proprio nel 1976) apprese da grande osservatore della scuola olandese, capeggiata dal calcio totale dell’Ajax. Si parlò in tal senso anche di tremendismo granata, col tradizionale “cuore Toro” portato a battere a mille sotto la sua gestione.
Il 17 aprile 1979 rimase coinvolto in un incidente stradale sull’Autostrada dei Fiori, che stava percorrendo sulla sua auto insieme all’ex calciatore Paolo Barison. Nello scontro Radice riportò alcune contusioni, mentre Barison morì.
Tantissime le squadre da lui allenate oltre al Torino (guidato dal 1975 al 1980 e dal 1984 al 1989): tra le altre, ci sono Monza (in cui cominciò la carriera in panchina dopo il prematuro ritiro a 30 anni per problemi fisici), Milan e Inter (è tra i pochi ad aver allenato entrambi i club meneghini), Roma, Bologna e Fiorentina.
Proprio a Firenze, fece scalpore il suo esonero nel 1993 da parte di Vittorio Cecchi Gori, che cacciò Radice con la squadra viola terza in classifica, facendola precipitare in serie B. Una macchia che non cancella minimamente la storia di Gigi Radice, allenatore che ha fatto la storia del calcio italiano.