giovedì, Dicembre 26, 2024

Calcio Napoli. Ancelotti: breve storia di un fallimento per niente annunciato

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Gianmarco Giugliano
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Gianmarco Giugliano, cura la pagina dello sport calcio di 2ANews, laureato in Giurisprudenza, scrittore e giornalista.

Dall’eredità di Sarri al cambio modulo; dalla maniacale preparazione ai metodi del “leader calmo”; dalle straordinarie prestazioni in Champions al settimo posto del campionato. I perché di un fallimento non annunciato

La scelta di prendere Ancelotti come allenatore del Calcio Napoli fu, decisamente, uno dei “colpi di teatro” meglio riusciti ad Aurelio De Laurentiis.

Il dopo Sarri

Calcio Napoli. Ancelotti: breve storia di un fallimento per niente annunciatosi spacca sull'esonero di Ancelotti

C’era bisogno di sostituire Sarri, c’era bisogno di dare alla “piazza” un nome capace di far dimenticare in fretta il “comandante”, colui che aveva cercato di conquistare il palazzo con la sola forza di undici combattenti; colui che aveva dato al Calcio Napoli il gioco più bello d’Europa e che aveva reso la squadra partenopea una macchina quasi perfetta.

Ancelotti era il nome e la persona giusta per raccogliere la scomoda eredità e, semmai, per far fare un ulteriore passo in avanti sia alla squadra che alla società.

Due i compiti principali che erano stati affidati al nuovo allenatore: assicurarsi, in campionato, la qualificazione alla Champions ed ottenere nella classifica europea (che somma i punteggi degli ultimi cinque anni) almeno 17000 o 18000 punti (con diciottomila punti di media annuali la seconda fascia nella fase a gironi è, praticamente, matematica). Terzo obiettivo, cercare di regalare qualche vittoria ad una squadra che, negli ultimi anni, avrebbe meritato molto ma molto di più.

Il calcio è cambiato: non è più quello “romantico” degli anni 80 dove gli obiettivi erano semplici da comprendere. Scudetto, Coppa Italia, Coppe europee. Ora c’è lo scudetto del bilancio, c’è una classifica UEFA che tiene conto dei risultati degli ultimi cinque anni, ci sono i tantissimi soldi della Champions e  calciatori che, quando arrivano a certi livelli sono vere e proprie aziende: questo deve vedere un presidente ma, purtroppo, è proprio quello che i tifosi non vogliono accettare.

I risultati della gestione Ancelotti

Calcio Napoli. Ancelotti: breve storia di un fallimento per niente annunciato

Il primo anno di Carlo Ancelotti si è chiuso con risultati che, tutto sommato, possono essere ritenuti soddisfacente se analizziamo i parametri appena descritti. In Champions il Calcio Napoli ottenne 18000 punti ed il risultato fu superiore a tutti gli anni di Sarri (13.000; 17.000 e 10.000). In campionato un secondo posto con 79 punti (quindi qualificazione alla Champions) ed una Coppa Italia, deludente, con l’uscita ai quarti di finale (meglio, comunque, di quanto aveva fatti Sarri nell’annata precedente).

È, però, proprio in campionato che emergono la prime ma importanti difficoltà: nel girone di ritorno la squadra, ormai sicura del secondo posto, totalizza 35 punti in una teorica sesta posizione, ben 6 punti dietro all’Atalanta rivelazione.

Andando ad analizzare i punti anche con questo campionato si può subito notare il calo di risultati: 44 punti nel girone d’andata dello scorso anno, 35 in quello di ritorno ed appena 21 dopo 15 giornate di quest’anno (con una proiezione finale di girone di 27 e con una proiezione, a fine campionato di 54, ben 25 punti in meno dello scorso campionato che già aveva visto un calo di 12 punti pur mantenendo la stessa posizione).

La presente stagione si era aperta con grandi proclami da parte di Ancelotti il quale aveva anche valutato molto positivamente l’operato della società riguardo alla campagna acquisti.

Sempre parlando di dati, non si possono negare gli ottimi risultati in Champions con una qualificazione ai quarti di finale con 12 punti nel girone. Eppure, analizzando sia il girone di Champions che il campionato ci si accorge quale sia stato il grande problema della gestione Ancelotti sul piano strettamente tattico.

I dati ed il motivo del fallimento tecnico

Non prenderò in considerazione né gli ammutinamenti né lo scarsissimo risultato sul piano dei chilometri percorsi (il Calcio Napoli è tristemente penultimo in questa speciale classifica) nè le mancanze societarie (che pure sono tante) ma mi soffermerò sul piano tecnico.

Il Calcio Napoli, quest’anno ha vinto 5 partite in campionato contro Fiorentina, Lecce, Verona, Brescia e Sampdoria. In Champions il percorso è stato praticamente perfetto.

Analizziamo , però, quali sono queste squadre: Salisburgo, Liverpool e Genk non sono certo squadre che si “coprono” e giocano di ripartenza proprio come la Fiorentina di Montella, la Sampdoria delle prime giornate di Di Francesco, il Lecce di Liverani ed il Verona di Juric. L’unica squadra che gioca più difensivamente è il Brescia ma ci ricordiamo tutti della enorme sofferenza che ci volle per ottenere i tre punti.

Da questi dati si può facilmente dedurre che se il Calcio Napoli può usufruire degli spazi, allora la squadra è brava a “leggere” la partita ed ottiene ottimi risultati. Al contrario, quando c’è necessità di aggredire l’avversario, di trovare il punto debole della difesa schierata, va in grande difficoltà.

Fu proprio Ancelotti a parlare, in varie occasioni, di “lettura” delle partite da parte dei giocatori. In poche parole uno degli errori di Ancelotti è stato proprio quello di avere avuto troppa fiducia nei suoi giocatori pensando, erroneamente, di allenare campioni e non giocatori normali seppur forti.

Per Ancelotti, quindi, variare le posizioni dei giocatori in campo significava poter avere “letture” ed “interpretazioni” diverse nei vari momenti della partita: il loro utilizzo non era più in base alla migliore posizione in campo ma alla capacità del giocatore di poter incidere con la sua “lettura” del gioco contro l’avversario.

Purtroppo tutto questo (che forse può andare bene, come già detto, per una squadra di campioni) ha lentamente ma con costanza, fatto perdere tutta la linearità e bellezza del gioco di Sarri ma soprattutto ha fatto perdere certezze e sicurezze ai calciatori, lasciando la squadra in una costante ricerca di se stessa e delle carenze avversarie.

I “mal di pancia” di Insigne, forse, possono essere spiegati anche con il tentativo di far capire al tecnico che nel suo caso (e forse il discorso era valido per molti calciatori) c’era una enorme difficoltà ad applicare questa filosofia calcistica, per di più in una posizione (vedi anche l’Italia di Ventura) che non gli era congeniale.

Anche per questo si spiegano i tanti attestati di stima dei calciatori all’indomani dell’esonero del tecnico. È come se avessero voluto dire: “scusaci se non siamo stati in grado di applicare le tue teorie”. Almeno questo è quello che mi è parso di leggere… tra le righe o, almeno, potrebbe essere una chiave di lettura senza voler scomodare assurde e meschine ipotesi.

L’esonero, con 21 punti in classifica ed un quarto posto (primo obiettivo del Calcio Napoli) che sembra un miraggio è, a mio parere, ovvio e logico. Anzi il presidente ha aspettato fin troppo tempo per prendere questa decisione; forse per rispettare fino alla fine Don Carlo e regalargli la soddisfazione della qualificazione agli ottavi di Champions.

Perchè Gattuso?

Semplice: il suo Milan, giocava col 433 (schema che, a mio parere, è nel DNA dei giocatori del Calcio Napoli) ed il suo compito sarà ridare ai calciatori le giuste posizioni e, semmai, quella gioia di giocare che troppe volte è mancata facendo apparire come scarso impegno una incapacità a mettere in pratica gli schemi e le direttive di Ancelotti.

Conclusioni

Calcio Napoli. Ancelotti: breve storia di un fallimento per niente annunciato

Queste, a parer mio le cause che hanno portato all’esonero di Ancelotti (fallimento tecnico e di risultati in campionato) ed il perché dei messaggi dei calciatori al mister, primo tra tutti Insigne. Questi giocatori non sono fatti per “interpretare” o “leggere” i momenti della partita: devono correre, applicare schemi, sudare e sentirsi felici nell’applicare semplici disegni sulla lavagna con un posto ben preciso nello schema; poi la maggior tecnica rispetto al 90% della serie A, farà il resto.

La “filosofia” di Ancelotti forse andrà bene per campioni come Pirlo, Modric, Ronaldo ect: lasciamo che i nostri calciatori facciano ciò che più sono in gradi di fare ovvero tirare calci ad un pallone attraverso la semplicità e l’applicazione di un gioco.

Le “interpretazioni” lasciamole ai campioni, così come la società deve, al più presto, tornare alla filosofia che tanto ha fatto crescere questa squadra: cercare calciatori validi per poi venderli all’Olimpo del calcio mondiale. Il Calcio Napoli deve tornare a fare questo , a cercare i nuovi Koulibaly, Mertens, Lavezzi, Cavani, Milik, Allan e Fabian Ruiz enon forzali a rimanere in maglia azzurra.

 I calciatori vedono Napoli ed il Calcio Napoli come il trampolino di lancio verso i grandi club europei, come l’ultimo gradino prima della consacrazione della carriera e sapevano (e devono tornare a farlo) che se riuscivano a giocare bene a Napoli, il prossimo passo sarebbe stato quello di andare in quei sette o otto club migliori al mondo.

Il Porto, il Benfica, l’Ajax ed il Borussia Dortmund (che addirittura vende alla rivale Bayern Monaco) hanno creato la loro fortuna su questa mentalità: il Calcio Napoli può e deve emularle.

Torniamo nella nostra dimensione: prima lo faremo e prima torneremo a sorridere ed essere fieri dei nostri calciatori.

FOZZZZZA NAPOLI

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