Dalle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli stanno eseguendo, nelle province di Napoli, Salerno, Imperia, Cosenza, Ancona e Reggio Emilia, un’ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere emessa dall’ufficio G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia- nei confronti di 26 soggetti, gravemente indiziati, a vario titolo, di aver fatto parte di due distinte organizzazioni criminali operanti su Poggiomarino e nei comuni napoletani limitrofi, in lotta tra loro per l’egemonia sul territorio, ma capaci di ricercare e trovare un sostanziale equilibrio nell’approvvigionamento comune di sostanze stupefacenti su larga scala.
Al clan storicamente già riconosciuto su quel territorio, riconducibile a Antonio Giugliano ‘o’savariello’, luogotenente del clan Fabbrocino detenuto presso il Carcere di Nuoro, si è affiancata e contrapposta una nuova entità criminale sorta a seguito della scarcerazione del pregiudicato Rosario Giugliano, o’minorenne, solo omonimo di Antonio Giugliano. Storico sicario del clan Galasso, Rosario Giugliano rientrava sul territorio di Poggiomarino a partire dal 2016 fruendo dapprima di alcuni permessi premio e poi ottenendo la liberazione al termine di una lunga pena detentiva.
Desideroso di appoggi criminali, Giugliano intraprendeva alleanze con i Batti di San Giuseppe Vesuviano e con gruppi criminali dell’agro nocerino sarnese, in particolare con i Ferraiuolo di Pagani mentre, in virtù dell’ascendenza con il potente clan Moccia di Afragola, ha rivendicato maggiori spazi operativi arrivando più volte allo scontro con il clan di Antonio Giugliano, retto dal figlio Giuseppe Giuliano Giugliano. È emblematico di tale situazione di fluidità criminale l’agguato organizzato da sodali del clan di Giugliano in danno della Caffetteria Giugliano l’11.03.2017 in pieno centro a Poggiomarino, mediante spari esplosi ad altezza d’uomo. Il commando ha agito nella convinzione che il predetto Giuseppe Giuliano Giugliano fosse all’interno del bar ed allo scopo di ridimensionare la sua figura criminale.
Con particolare riferimento all’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, promanazione dello stesso clan capeggiato da GIUGLIANO Rosario ed a cui è stata attribuita l’aggravante dell’agevolazione mafiosa cui all’art. 416bis1 c.p., è emersa una fitta rete di spaccio di cocaina e marijuana, approvvigionata rispettivamente da esponenti del clan Formicola di San Giovanni a Teduccio (Giovanni Urio e suo figlio Pasquale) e dalla famiglia Batti. L’indagine ha consentito di riscontrare il traffico di stupefacenti attraverso il sequestro di ingenti quantitativi di marijuana e di hashish, con la partecipazione anche di alcune donne e minorenni in qualità di custodi dello stupefacente da smerciare.
Al sodalizio storicamente presente su quel territorio, riconducibile al clan Fabbrocino, si è affiancata e contrapposta una nuova entità criminale, con l’obiettivo di ricercare autonomi spazi delinquenziali. In tale contesto, sono state documentate attività connesse con:
Contestualmente, è in atto un sequestro preventivo di beni e rapporti finanziari per un valore complessivo stimato in circa 50 milioni di euro. Sulla base delle risultanze investigative, è stato pertanto emesso un decreto di sequestro preventivo relativamente a beni mobili (7 autoveicoli e 3 motocicli), immobili (14 appartamenti e 8 terreni), rapporti finanziari (88 rapporti finanziari e 8 polizze assicurative), imprese (1 ramo d’azienda, 5 quote di capitale sociale nonché i beni aziendali e strumentali di 13 società).
Articolo pubblicato il: 19 Aprile 2021 9:51