Il maxi blitz di ieri contro la Camorra, con 126 arresti su tutto il territorio nazionale nei confronti di appartenenti ai clan Contini, Mallardo e Licciardi, ha dato un duro colpo all’alleanza di Secondigliano (che aveva come “base sociale” l’ospedale San Giovanni Bosco di Napoli). Dalle ordinanze emerge che a tale alleanza dovevano sottostare anche i clan di Ponticelli.
Come riporta “Fanpage”, nei primi anni 2000 il clan Sarno aveva il via libera per gli affari meno importanti, ma doveva lasciare spazio ai Contini per tutti i “lavori grossi”. Parola del boss Eduardo Contini, che con questa “imbasciata” aveva messo in chiaro i rapporti tra il suo clan e gli altri gruppi, legati ai Sarno e agli stessi Mazzarella, i quali si stavano spingendo nelle aree del Centro di Napoli.
Tra i “lavori grossi” su cui il clan Contini aveva messo le mani, c’erano anche le ristrutturazioni immobiliari di una cinquantina di appartamenti del Rione Luzzatti (dove sono ambientate le storie de “L’amica geniale” di Elena Ferrante) e quelli stradali intorno al Centro Direzionale (con anche tratti della Circumvesuviana). Gli imprenditori erano dunque obbligati a versare il pizzo per poter lavorare.
Tale quadro emerge dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Luigi Casella, che racconta di un incontro con i Contini per la spartizione degli affari illeciti: “Noi eravamo in guerra con il clan Contini ma nonostante ciò Mimì ‘o merican e gli altri si fidarono di venire da noi perchè negli ambienti criminali vige la regola che se esponenti di clan rivali vanno in territorio di nemici per parlare devono tornare sani e salvi. Nel corso dell’incontro gli esponenti del clan Contini portarono un’imbasciata del loro capo Edoardo Contini, il quale ci faceva sapere che se si trattava di attività illecite non molto importanti noi potevamo fare quello che volevamo mentre in caso di lavori grossi restava la “supremazia” dei Contini”.
Articolo pubblicato il: 27 Giugno 2019 11:04