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Campi Flegrei, per uno studio il supervulcano si starebbe ricaricando

Campi Flegrei: con l’ultima eruzione del 1538 potrebbe essere iniziata una nuova fase evolutiva.

Nuova allerta per i Campi Flegrei, che potrebbero essere alla vigilia (in tempi geologici) di una nuova grande eruzione, secondo quanto affermato da uno studio pubblicato su Science Advances da Francesca Forni (della Nanyang Technological University di Singapore), cui hanno partecipato Gianfilippo De Astis, dell’Istituto Nazionale di Vulcanologia (Ingv), e Silvio Mollo (La Sapienza di Roma).

Secondo tale ricerca (basata sull’analisi dei campioni di rocce prodotte dal magma relativo a 23 eruzioni avvenute nell’arco di 60.000 anni), l’area “è considerata un sistema vulcanico in fase di quiescenza, che ha avuto una storia magmatica molto attiva negli ultimi 60.000 anni in cui spiccano due grandi eruzioni: quella cosiddetta dell’ignimbrite campana e quella del tufo giallo napoletano, rispettivamente le due rocce che hanno caratterizzato i depositi di materiale conseguenti alle due eruzioni”.

Il supervulcano dei Campi Flegrei (soggetto a fenomeni di bradisismo) è entrato dunque in un nuovo ciclo di attività e si starebbe ricaricando. Non è possibile comunque stabilire se questo fenomeno potrebbe portare in un futuro lontano a grandi o piccole eruzioni, come quella avvenuta nel 1538 (i cui danni non andarono oltre il raggio di un chilometro).

Campi Flegrei, la storia delle eruzioni

La prima eruzione dei Campi Flegrei risale a 39mila anni fa e ha seppellito gran parte di quella che oggi è la Campania e in particolare la città di Napoli sotto uno strato di tufi, formando una caldera poi riempita dall’acqua del mare. La seconda eruzione è invece di 15mila anni fa e ha prodotto una seconda conca più piccola dentro la prima. La parte centrale di questa seconda caldera si è alzata di circa 90 metri negli ultimi 10.000 anni, per un fenomeno noto come risorgenza. Queste due grandi eruzioni sono state accompagnate da molti altri fenomeni di minore rilievo. In particolare, l’eruzione più recente, quella di Monte Nuovo del 1538, è stata caratterizzata da magmi simili a quelli delle fasi iniziali delle eruzioni che hanno formato le caldere. Gli autori pensano dello studio pensano dunque che questa fase di accumulo di magma potrebbe culminare, in un’epoca indeterminata del futuro, parlando in termini geologici, in una nuova grande eruzione.

Articolo pubblicato il: 15 Novembre 2018 18:16

Luigi Maria Mormone

Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.