venerdì, Dicembre 20, 2024

“Campo Bipiani” di Ponticelli come una favela, interrogazione a Salvini

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Francesco Monaco
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Francesco Monaco, giornalista. Esperienza dalla carta stampata a internet, radio e tv. Scrittore, il suo primo romanzo: 'Baciami prima di andare'.

L’interrogazione firmata dal senatore Silvana Giannuzzi del M5S fa riferimento alla situazione del cosiddetto “campo Bipiani” di Ponticelli, ovvero la baraccopoli abitata da sfollati del sisma del 1980 nel quartiere.

La vicenda del cosiddetto “campo Bipiani”, la baraccopoli abitata da sfollati del sisma del 1980 nel quartiere Ponticelli, a Napoli, e’ al centro di un’interrogazione a risposta scritta firmata dal senatore Silvana Giannuzzi (M5S) al ministro dell’interno, Matteo Salvini, al ministro della salute, Giulia Grillo, e al ministro dell’ambiente, Sergio Costa. L’interrogazione viene presentata nella settimana in cui ricorre il decennale del sisma de L’Aquila, nel quale morirono 309 persone. “Le condizioni di vita ai Bipiani sono ben al di sotto della soglia di civilta’ – spiega Giannuzzi – una ‘favela’ di container, con amianto deteriorato nelle strutture e senza regolari allacci elettrici, idrici e fognari, la cui drammatica situazione odierna e’ la conseguenza della scandalosa inottemperanza delle giunte comunali succedutesi a Napoli dal 1999, anno del primo stanziamento regionale per l’abbattimento e la bonifica del complesso”.

L’intervento della consigliera Matano

L’interrogazione prende le mosse dall’intervento della consigliera comunale pentastellata Marta Matano, che ha acceso i riflettori sulla situazione delle 104 "Campo Bipiani" di Ponticelli come una favela, interrogazione a Salviniunita’ abitative che ospitano oltre 400 persone. “Sono passati 20 anni dal primo bando finanziato dalla Regione Campania e oltre 2 anni dallo studio di fattibilita’, e la progettazione definitiva e quella esecutiva non si vedono ancora, probabilmente perche’ la giunta di Luigi de Magistris non e’ stata in grado di reperire sia le risorse per finanziare l’intervento che le soluzioni abitative per alloggiare gli occupanti. Gli stanziamenti della Regione sono andati perduti, e il preventivo per lo smantellamento ammonta a circa 2 milioni di euro. Ma soprattutto, non e’ stata ancora contemplata una seria alternativa abitativa per chi attende una soluzione da quasi 40 anni”.

Da registrare anche un numero significativo di casi di patologie e decessi, riconducibili a una prolungata esposizione all’amianto, tra coloro che vivono nei container ma anche tra i 200 mila residenti nel quartiere. “La diffida che la Asl Napoli 1 ha indirizzato al Comune di Napoli, perche’ presenti un piano di sicurezza e proceda alla rimozione dell’amianto, e’ solo l’ultimo atto di un infinito contenzioso istituzionale giocato sulla pelle delle famiglie oneste che ancora abitano l’area. Confidiamo che i ministri competenti richiamino gli enti locali alle loro responsabilita’”, conclude Giannuzzi.

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