Si sono tenuti a Somma Vesuviana i funerali di Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso a coltellate da un giovane americano la notte tra i 25 e il 26 luglio a Roma.
Carabiniere ucciso | Tanta commozione e applausi oggi a Somma Vesuviana, per l’ultimo saluto al vicebrigadiere dei carabinieri Mario Cerciello Rega ucciso a coltellate nella notte fra il 25 e il 26 luglio nel centro di Roma. Oltre mille persone, tra uomini delle forze dell’ordine, preti, gente comune, parenti e amici si sono riunite all’interno e all’esterno della chiesa dove, poco più di un mese fa, il militare si era sposato. Sulla bara avvolta dal tricolore, la foto delle nozze e una maglietta del Napoli col numero 24, assegnato a Lorenzo Insigne.
Proprio un brano letto nel giorno delle nozze, quello del Vangelo secondo Matteo che parla della “lampada che non si tiene sotto il moggio ma sul candelabro per fare luce a tutti nella casa”, è stato ripetuto oggi all’inizio della cerimonia funebre. “Oggi non avremmo voluto essere in questa Chiesa in cui alcuni di voi, poche settimane fa, sono stati riuniti da Mario e Maria Rosaria per celebrare nella gioia il grande mistero dell’amore: un mistero che ci parla ancora in modo commovente anche attraverso il Vangelo che tu, Maria Rosaria, hai voluto si rileggesse oggi, perché aveva toccato le corde del vostro cuore nel giorno del matrimonio”, ha detto monsignor Santo Marcianò, arcivescovo ordinario militare per l’Italia, nell’omelia.
L’omelia di monsignor Marcianò
“Quanto è accaduto è ingiusto! E l’essere qui, professare la nostra fede in Cristo risorto, non ci esime ma anzi ci obbliga alla denuncia di ciò che è ingiusto. Ci spinge, oggi, a levare un grido che si unisce alle tante e diverse voci che in questi giorni hanno formato un unico coro, testimoniando la straordinarietà dell’uomo e del carabiniere Mario, ma anche chiedendo che venga fatta giustizia e che eventi come questo non accadano più”, sottolinea ancora l’arcivescovo che poi lancia un accorato appello: “Basta! Basta piangere servitori dello Stato, giovani figli di una Nazione che sembra aver smarrito quei valori per i quali essi arrivano a immolare la vita!”.
Per Marcianò, infatti, “la morte di Mario risveglia in noi, in qualche modo, la nostalgia del sapore buono di valori come la legalità, la solidarietà, il coraggio, la pace, troppo spesso sostituito dai sapori estremi del benessere, della violenza, delle dipendenze, che alterano il gusto della vita e non rendono capaci di custodirla”. “Davanti a questa morte, ci rendiamo meglio conto di quanto valga la vita, ogni vita umana; e di come ogni popolo, religione, società, debba edificarsi sul comandamento che è a fondamento della giustizia e dell’umana convivenza: non uccidere!”.
“Ora, – prosegue monsignor Marcianò, – sconvolti, i suoi colleghi riferiscono di come incarnasse a perfezione la missione del carabiniere, con competenza e destrezza ma anche con una dedizione e una cura della persona superiori a ogni regolamento scritto”. “Era capace di vegliare una notte intera in ospedale, accanto a una madre vedova e alla figlia, o di provvedere ai pasti e alla dignità dei criminali arrestati”, afferma ancora l’arcivescovo, ricordando Mario come “un giovane meraviglioso che ha scoperto il sapore dell’esistenza non nello sballo ma nel dono di sé: nel volontariato di barelliere all’Ordine di Malta, nell’essere uomo dei poveri e ultimi, dei senzatetto con i quali condivideva il suo tempo libero, i suoi averi, il suo sorriso”.
E “il suo sorriso ha occupato in questi giorni le prime pagine dei giornali, testimonianza di una non comune capacità di donare amore, amicizia, gioia. Era la sua vita, perciò ha potuto servire la vita fino alla fine, offrendo una lezione indimenticabile che lascia senza parole e ha fermato l’Italia, con una partecipazione di popolo poche volte registrata”.
Da qui l’esortazione ai “responsabili della cosa pubblica e a tutti noi”. “Se sapremo meglio imparare, da uomini come Mario, il senso dello Stato e del bene comune, l’Italia risorgerà”.
La commozione della giovane vedova
Rosa Maria, la vedova del vicebrigadiere dei carabinieri, ha preso la parola durante il funerale del marito e ha ripetuto, tra le lacrime, la promessa di matrimonio, letta solo 43 giorni fa durante le nozze. La donna, uscendo dalla chiesa al termine del funerale del carabiniere ha sollevato un’immagine del marito e ha urlato verso la folla “bello eh”, ricevendo il caldo applauso dei presenti.
Alle esequie i vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, il presidente della Camera, Roberto Fico e la sindaca di Roma, Virginia Raggi. In chiesa anche il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta.
Ieri tante, tantissime persone si sono recate alla camera ardente allestita nella cappella in piazza Monte di Pietà. Accanto alla bara avvolta dal tricolore, la moglie del carabiniere Rosa Maria. Accanto a lei i familiari di Mario e una decina di amici d’infanzia, arrivati venerdì da Somma Vesuviana.
La salma sarà sepolta nel cimitero di Somma Vesuviana, la cittadina in cui è nato e cresciuto ed è stata eretta una lapide in suo onore e ricordo.
Una strada a suo nome
“Il mio comune si costituirà parte civile e starà attento a ciò che accade nella fase processuale”. Lo dice Salvatore Di Sarno, sindaco di Somma Vesuviana. “Dedicheremo una strada a Mario”, annuncia il primo cittadino, che descrive l’agente deceduto in servizio come “una persona sempre vicino agli ultimi”.