Migliaia di ragazze disoccupate hanno letto del concorso lanciato da Carpisa, azienda che vanta 600 punti vendita in franchising in tutto il mondo. Più negozi che dipendenti: 500 gli assunti, gli altri stagisti messi a vendere le borse del marchio. L’annuncio dice: “Se vuoi vendere le nostre borse, comprane una”. L’azienda venderà migliaia di borse alle candidate a un posto da stagista per un mese all’ufficio marketing di Napoli.
Per partecipare, bisogna avere meno di 30 anni, acquistare una borsa della nuova collezione, inviare il codice stampato sullo scontrino e un brillante piano di comunicazione per il marchio elaborato da ciascuna delle candidate.
Stagisti pagati poche centinaia di euro al mese per svolgere le stesse mansioni per le quali, una volta, l’azienda era tenuta a pagare uno stipendio. In cinque anni il numero degli stagisti è aumentato del 116 per cento.
Quasi nessuno viene poi assunto (meno di uno su 10) quasi tutti sostituiti da un nuovo stagista. Invece di contrastare l’abuso, i governi lo hanno sanato. Compreso questo, che è venuto incontro alle richieste di Confindustria mantenendo la retribuzione minima per lo stage a soli 300 euro al mese e raddoppiando la durata massima a un anno.
Articolo pubblicato il: 6 Settembre 2017 20:21