Dallo scorso dicembre ai primi giorni del nuovo anno sono stati registrati molti gli accessi negli ospedali con una diagnosi di bronchiolite. I sintomi, le cause e come curarla.
Per ridurre il rischio di contrarre la Bronchiolite, una infezione delle vie respiratorie che colpisce soprattutto i bambini piccoli, nella stagione fredda esistono dei sistemi di prevenzione. Occorre evitare il contatto con adulti o fratellini più grandi raffreddati, lavarsi le mani ogni volta che si prende in braccio un neonato o un lattante, ma soprattutto non fumare in casa.
Nel solo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù in un solo mese dallo scorso Dicembre ai primi giorni del nuovo sono stati registrati già 300 gli accessi con una diagnosi di bronchiolite. Un numero destinato ad aumentare nelle prossime settimane anche a causa dei picchi di freddo. Ma prima di ricorrere alle cure del pronto soccorso – spiegano gli specialisti – è necessario farsi consigliare dal proprio pediatra. Nel periodo tra il primo dicembre 2018 e il 3 gennaio del nuovo anno, il Bambino Gesù ha registrato 279 accessi per bronchioliti, circa il 40% del numero di accessi registrato complessivamente nella passata stagione (tra il primo dicembre 2017 e il 31 marzo 2018) ma non si è ancora raggiunto il picco.
Il numero di accessi a dicembre 2017 era stato di 252, il numero più alto della stagione, sceso poi a 241 a gennaio 2018 e dimezzatosi a febbraio e marzo (rispettivamente 127 e 108 accessi). “La bronchiolite – spiega Renato Cutrera, responsabile di Broncopneumologia al Bambino Gesù – è una malattia virale che colpisce i bambini sotto i due anni.
Sono molti i virus coinvolti, ma il principale si chiama virus respiratorio sinciziale. E’ un virus particolarmente attivo al nord nel periodo invernale, con un picco che può variare tra dicembre e febbraio. L’infezione colpisce la maggior parte dei bambini e diventa, quindi, endemica. A tre anni tutti i bambini o quasi tutti sono già positivi agli anticorpi contro questo virus“.
Come suggerisce il nome, il virus provoca un’ostruzione dei bronchi più piccoli dovuta al catarro ed il bambino va aiutato con dei lavaggi nasali per liberare le prime vie aeree respiratorie. In bambini molto piccoli o che già presentano patologie di base come cardiopatie congenite, sindromi genetiche, prematurità, c’è infatti il rischio di gravi difficoltà respiratorie che richiedano il ricovero. E’ opportuno rivolgersi direttamente al pronto soccorso, osservano infine gli esperti del Bambino Gesu’, solo nel caso in cui il bambino presenti una difficoltà respiratoria molto grave o addirittura abbia assunto un colorito cianotico delle dita delle mani o intorno alle labbra.
I malanni dell’inverno non sono solo raffreddore, influenza, bronchite ed otite. Nei bambini piccoli può essere frequente anche la bronchiolite, è un’infiammazione dei rami più sottili delle terminazioni bronchiali. L’agente infettivo più coinvolto (nel 75% circa dei casi) è il virus respiratorio sinciziale (VRS) ma anche altri virus possono esserne la causa (metapneumovirus, coronavirus, rinovirus, adenovirus, virus influenzali e parainfluenzali).
L’infezione è secondaria a una trasmissione che avviene primariamente per contatto diretto con le secrezioni infette.
La fase di contagio dura tipicamente dai 6 ai 10 giorni ed interessa la zona dei bronchi e bronchioli innescando un processo infiammatorio, aumento della produzione di muco e ostruzione delle vie aeree con possibile comparsa di difficoltà respiratoria. Fattori che aumentano il rischio di maggiore gravità sono la prematurità, l’età del bambino (< 12 settimane), le cardiopatie congenite, la displasia broncopolmonare e le anomalie congenite delle vie aeree e le immunodeficienze.
I sintomi della Bronchiolite
La Bronchiolite di solito esordisce con febbricola ed infiammazione nasale; poi comparsa di tosse insistente, che si aggrava causando difficoltà respiratoria Nei casi di bambini molto piccoli è necessario il ricovero per avere una più accurata assistenza medico sanitaria. A causa dell’aumento della frequenza respiratoria si può osservare un calo dei livelli di ossigeno nel sangue ed una disidratazione causata dalla difficoltà di alimentazione e dell’aumentata perdita idrica determinata dal lavoro respiratorio.
Inoltre, nei pazienti nati prematuri o di età inferiore alle 6 settimane di vita, è aumentato anche il rischio di apnea e ne vanno pertanto controllati i parametri cardio-respiratori. Generalmente la malattia si risolve spontaneamente in circa 12 giorni.
Attenzioni dove soggiorna il bambino durante la malattia
Per evitare complicanze gli ambienti dove soggiorna il bambino ammalato deve essere umidificato per garantire confort. L’umidificazione migliore si ottiene ponendo sopra un calorifero un asciugamano di spugna ben inumidito, oppure farmaci broncodilatatori prescritti dal medico e bere il più possibile per mantenersi idratato, con latte, succhi di frutta, tè deteinato e brodo vegetale caldo con tante verdure ricche di vitamine e sali minerali.