La Cassazione ha stabilito che la coltivazione di cannabis in casa, in minima quantità e solo per uso personale, non costituirà più reato. Come riporta “Repubblica”, la pronuncia delle sezioni unite penali della Cassazione, il massimo organo della Corte, risale allo scorso 19 dicembre, per quella che rappresenta una prima volta, dato che è stato deliberato che “non costituiscono reato le attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica. Attività di coltivazione che per le rudimentali tecniche utilizzate, lo scarso numero di piante ed il modesto quantitativo di prodotto ricavabile appaiono destinate in via esclusiva all’uso personale del coltivatore“.
In tal modo, viene propugnata la tesi per cui il bene giuridico della salute pubblica non viene in alcun modo pregiudicato o messo in pericolo dal singolo che decide di coltivare per sé qualche piantina di marijuana.
La Cassazione, adattandosi a quanto chiarito dalla Consulta, ha finora sostenuto che la coltivazione di marijuana, anche se per piccolissime dosi (una o due piantine) è sempre reato, a prescindere dallo stato in cui si trovi la pianta al momento dell’arrivo del controllo: ora c’è però stato un ribaltamento per quanto riguarda le “attività di coltivazione di minime dimensioni svolte in forma domestica”.
Tra i tanti commenti alla sentenza, c’è anche quello del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris: “Finalmente le sezioni unite penali della Cassazione hanno sancito che coltivare cannabis in casa in quantità minime per uso personale non è reato -scrive su Twitter- Da pubblico ministero – ricorda de Magistris – non avevo mai convalidato arresti o chiesto il processo o la condanna per tale condotta”.
Articolo pubblicato il: 27 Dicembre 2019 17:18