Sei strappi di affresco, databili al I secolo d.C., sono stati restituiti al dottor Gabriel Zuchtriegel, Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei, dal Generale di Brigata Roberto Riccardi, Comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC).
La riconsegna è avvenuta nel Museo Archeologico Libero D’Orsi di Castellammare di Stabia ed erano presenti: la dottoressa Laura Pedio, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Milano, il professor Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei del Ministero della Cultura, il dott. Gaetano Cimmino, Sindaco della Città di Castellammare di Stabia, il Magg. Giampaolo Brasili, Comandante del Nucleo TPC di Napoli, una rappresentanza del Nucleo TPC di Monza guidata dal Lgt.c.s. Raffaele Adorante, la dott.ssa Maria Rispoli, Responsabile della Reggia di Quisisana, e la dott.ssa Silvia Bertesago, Responsabile delle Ville di Stabia.
Le indagini che hanno portato a questi importanti recuperi sono state avviate dai Nuclei TPC di Monza e di Napoli rispettivamente nel 2020 e nel 2012. Tre affreschi furono asportati dalle domus Villa Arianna e Villa San Marco di Stabiae, attuale Castellammare di Stabia.
I tre affreschi di Castellammare di Stabia sono stati individuati nell’ambito di una più ampia attività investigativa condotta dai militari monzesi finalizzata al contrasto del traffico illecito internazionale di beni archeologici, che ha portato al sequestro dei preziosi reperti.
Le indagini hanno permesso di verificare che i beni, non presenti nella “Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti”, il più grande database di opere d’arte rubate al mondo, sarebbero stati trafugati verosimilmente a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, esportati illecitamente e successivamente acquistati negli anni Novanta presso antiquari statunitensi, elvetici e inglesi.
Attraverso la collaborazione con il dott. Domenico Camardo, consulente tecnico della Procura della Repubblica di Torre Annunziata (NA) in merito agli scavi di Civita Giuliana, e gli archeologici del Parco Archeologico di Pompei, è stato possibile stabilire che gli affreschi, provenivano da pareti decorate dalle domus Villa Arianna e Villa San Marco di Stabiae, attuale Castellammare di Stabia. Nel 1760, grazie all’intuizione del regnante Ferdinando IV di Borbone, Re di Napoli, attraverso la Soprintendenza Generale agli Scavi di Antichità del Regno, erano stati avviati gli scavi, tra le altre, delle ville citate. Per evitarne il furto, gli affreschi emersi più significativi furono staccati e oggi si trovano nel Museo Nazionale Archeologico di Napoli. Le ville vennero poi nuovamente interrate e riemersero con gli scavi del 1950 e del 1951.
I beni, la cui autenticità e provenienza sono state appurate grazie alla collaborazione dei funzionari del Parco Archeologico di Pompei, sono stati restituiti allo Stato su disposizione del Dipartimento VII della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano che ha diretto le indagini. Nella stessa circostanza, alla presenza del dott. Nunzio Fragliasso e del dott. Pierpaolo Filippelli, rispettivamente Procuratore e Procuratore Aggiunto della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torre Annunziata, saranno restituiti tre strappi di affresco asportati dall’area archeologica di Civita Giuliana, a ridosso degli scavi di Pompei:
Gli accertamenti che hanno portato al recupero dei tre affreschi asportati dall’area archeologica di Civita Giuliana sono stati avviati a luglio 2012, quando i militari del Nucleo partenopeo, nell’ambito di una complessa attività di indagine su un’organizzazione criminale dedita allo scavo clandestino e alla ricettazione di beni archeologici su territorio nazionale e all’estero, rinvennero una buca coperta da uno strato di lamiere, terra e coltivazioni, che conduceva a uno degli ambienti di una villa romana.
Le operazioni hanno permesso di sequestrare anche tre pannelli affrescati, divelti e provento di illecita attività di scavo, pronti per essere esportati. Attualmente l’area in esame è sottoposta a campagna di scavo a cura del Parco Archeologico di Pompei, su richiesta della Procura Oplontina e in attuazione di un protocollo d’intesa stipulato tra la stessa e il Parco Archeologico: le ricerche hanno portato alla luce una serie di ambienti di servizio di una grande villa suburbana conservata in eccellenti condizioni, dalla quale sono emersi reperti di notevole importanza scientifica, come i due corpi di fuggiaschi, forse il padrone col suo schiavo, vittime dell’eruzione e individuati in un vano laterale del criptopotico, di cui è stato possibile realizzare calchi dalla resa straordinaria. Recentemente gli scavi hanno portato alla luce il corpo di un cavallo, di cui è stato realizzato il calco, e un carro da parata con bardature in bronzo.
Articolo pubblicato il: 18 Maggio 2021 16:26