mercoledì, Dicembre 25, 2024

Centro commerciale Jambo, libero il patron Falco: per Dda è il socio di Zagaria

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Luigi Maria Mormone
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Luigi Maria Mormone, cura la pagina di cronaca su Napoli e provincia, attualità e sport (pallanuoto, basket, volley, calcio femminile ecc.), laureato in Filologia Moderna, giornalista.

Cronaca di Caserta: Alessandro Falco (patron del Jambo) è tornato in libertà dopo quasi tre anni. Per la Dda è “socio” del boss Michele Zagaria.

Dopo due anni e mezzo di carcere e cinque mesi di arresti domiciliari, il proprietario del centro commerciale Jambo, Alessandro Falco, è tornato in libertà. Come riportato da “Il Mattino”, la decisione del collegio che presiede il processo in corso al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere è arrivata, col parere favorevole del pm, nella serata di giovedì in accoglimento dell’istanza presentata dalla difesa.Centro commerciale Jambo, libero il patron Falco: per Dda è il socio di Zagaria Per la Dda, Alessandro Falco è il “socio” del boss Michele Zagaria, in quanto titolare del centro commerciale di Trentola Ducenta che, sempre secondo i magistrati, è la “creatura economica” del capoclan casalese. Per Falco i giudici hanno disposto il divieto di dimora in Campania. Tra gli imputati del processo Jambo, era l’unico ancora in stato di detenzione.

Fu infatti scarcerato già nell’aprile 2016 l’ex sindaco Michele Griffo che, nella primavera scorsa, ha anche potuto far ritorno a Trentola Ducenta. L’ex primo cittadino era imputato inizialmente per concorso esterno con i Casalesi, capo d’accusa che di recente è cambiato in 416bis.

Griffo è accusato di avere concesso al boss Zagaria di dettar legge al Comune, di aver autorizzato gli ampliamenti del Jambo nonché la realizzazione dello svincolo della Statale che dà proprio nel parcheggio della galleria commerciale (in modo da favorire il centro commerciale e quindi il clan).

Il teorema accusatorio a carico di Griffo si è recentemente arricchito delle dichiarazioni del neopentito Nicola Schiavone. Per Falco, invece, il capo d’imputazione (associazione per delinquere di stampo mafioso) aveva di fatto reso impossibile la concessione dei domiciliari.

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