La mancanza di personale costringe l’Ufficio decreti e cremazioni di Napoli a restare in servizio solo nei giorni feriali. E se si muore di sabato pomeriggio?
Se non fosse la (triste) realta’ si potrebbe quasi parlare di un soggetto adatto a un film di Luciano De Crescenzo. Quasi una rivisitazione in chiave moderna del dialogo tra il professor Bellavista e Gigino, il venditore di bare. “Ma io che ne sapevo che quello moriva di sabato pomeriggio?”. Si’ perche’ a Napoli, da aprile, se dovesse capitare, e a malincuore e’ una certezza della vita, a qualcuno di passare a miglior vita nel weekend, questi si ritrovera’ in una sala (mortuaria) d’attesa.
Ci spieghiamo meglio. La denuncia arriva direttamente dal consigliere comunale di Fratelli d’Italia, Andrea Santoro. Che attraverso i propri canali Facebook ha postato la foto di un cartello apposto fuori all’Ufficio Decreti e Cremazioni, il cui testo lascia esterrefatti. “Si comunica che dal mese di aprile l’Ufficio Decreti e Cremazioni osservera’ la chiusura festiva. Significando che lo stesso ufficio restera’ chiuso tutti i giorni segnati in rosso sul calendario. Si specifica che qualora dovessero esserci due giorni festivi consecutivi, l’ufficio restera’ chiuso solo il primo giorno festivo. E osservera’ il normale orario il giorno seguente”.
Va ricordato, o messo al corrente chi non lo sapesse, che quando qualcuno muore, per trasportare la salma al di fuori della citta’, sono necessarie due autorizzazioni. Il primo viene emesso dalla Municipalita’ in cui e’ avvenuto il decesso, mentre il secondo dall’Ufficio Decreti e Cremazioni di via Santa Maria del Pianto. Ovviamente, in mancanza di quest’ultimo, il caro estinto resta dov’e’.
Ci pensa, cosi’, ‘Il Mattino’ ad aggiungere un ulteriore surreale dialogo alla scena con cui abbiamo cominciato il nostro film. E lo fa con il testo di una telefonata riportata in un articolo a firma di Nico Falco, proprio all’Ufficio Decreti e Cremazioni. “Quindi, se a qualcuno venisse in mente di morire la sera di un prefestivo, che gli dobbiamo dire? Di resistere un altro po’?”. “Eh, purtroppo funziona così, uno ormai si deve organizzare”.