Cinque anni fa, il 19 febbraio 2016, moriva a 84 anni Umberto Eco, uno dei più grandi uomini di cultura che l’Italia abbia mai avuto. Semiologo, filosofo, scrittore, traduttore, accademico, bibliofilo e medievista, Eco sapeva essere fuoriclasse in tutti questi ambiti, raggiungendo l’apice tra il grande pubblico grazie a Il nome della rosa.
Con questo romanzo (pubblicato nel 1980), vinse il Premio Strega e ottenne un successo planetario. Il libro fu infatti tradotto in più di 40 lingue, diventando bestseller da oltre 50 milioni di copie vendute in tutto il mondo, ispirando anche un film (in cui spicca un grande Sean Connery nella parte di Guglielmo da Baskerville) e una serie televisiva.
Emblematico questo suo pensiero: “Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è un’immortalità all’indietro”.
Una citazione postata spesso sui social. E, a proposito di social network, Umberto Eco aveva guardato molto avanti anche su questo tema, prefigurando quanto sarebbe accaduto in questi tempi pieni di odio, in cui tutti possono dire qualsiasi cosa su qualsiasi argomento (pur non sapendone nulla) e perfino insultare le persone.
Secondo Eco, “la tv aveva promosso lo scemo del villaggio rispetto al quale lo spettatore si sentiva superiore. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità”. Un vero e proprio attacco contro i portatori di fake news, capaci solo di generare confusione e mai di portare un minimo contributo alla società civile.
Insomma, dai libri ai social network (ma anche in tanti altri aspetti), la lezione di Umberto Eco dovrà restare patrimonio per l’intera umanità anche quando saranno trascorsi secoli dalla sua morte.
Articolo pubblicato il: 19 Febbraio 2021 11:25