Movida: discussi in commissione Giovani, insieme all’assessora Clemente e a Bruno Capuano (capitano della Polizia locale), i principali aspetti dell’ordinanza sindacale in materia di tutela della sicurezza urbana.
Esistono diversi aspetti dell’ordinanza che intende disciplinare la cosiddetta movida in città, pubblicata lo scorso 11 ottobre (ordinanza sindacale n. 906), che vanno approfonditi e chiariti, ha precisato in apertura Diego Venanzoni (Partito Democratico), che ha inizialmente presieduto la riunione in qualità di consigliere anziano. Vanno spiegate soprattutto le ragioni che hanno portato ad una revoca dell’ordinanza inizialmente approvata (la n. 886), con lo stralcio di alcune aree particolarmente colpite dalle criticità connesse alla “movida”.
Con il capitano Bruno Capuano della Polizia Locale si è discusso in primo luogo degli aspetti sanzionatori dell’ordinanza, certamente inaspriti su alcuni punti in seguito a recenti novità normative. Recependo le recenti novità normative, il provvedimento consente di operare con maggiore efficacia in alcuni settori, come il divieto di somministrazione di alcolici ai minori o il contrasto ai parcheggiatori abusivi. Su questi aspetti, il consigliere Carmine Sgambati (Agorà) ha espresso perplessità sulla possibilità della Polizia Locale di far rispettare a pieno l’ordinanza, perché i maggiori problemi connessi alla “movida” si manifestano dopo la mezzanotte, quando è in servizio un numero ridotto di pattuglie. Dopo l’arrivo dell’assessora Clemente, i consiglieri intervenuti hanno evidenziato diversi aspetti critici dell’ordinanza: per Luigi Felaco (Dema) va chiarito il divieto di vendita di alcool da asporto per alcune tipologie di esercizi di vicinato come le salumerie, o per alcune zone come il quartiere Vasto, dove la vendita deve interrompersi alle ore 21.
Il tema del Vasto, ha precisato il consigliere Vincenzo Moretto (Prima Napoli) è particolarmente complesso; non si esaurisce con una semplice ordinanza ma investe, più in generale, il tema dell’ordine pubblico. Per le altre aree cittadine l’ordinanza migliora le condizioni degli esercenti ma non certo dei residenti, le cui legittime aspettative vengono completamente disattese. Non si capisce, poi, che senso abbia limitare la vendita di alcolici nel Vasto alle ore 21, se è possibile potersi recare a Piazza Carlo III, dove invece, sempre in base all’ordinanza, gli esercizi pubblici possono restare aperti tutta la notte. Il consigliere Venanzoni ha nuovamente evidenziato la discrepanza tra la redazione del documento e la sua concreta applicabilità. È inspiegabile, tra i vari esempi possibili, la rettifica dell’ordinanza che consente in alcune zone più problematiche, come Coroglio, la possibilità di restare aperti oltre 3:30, e non è chiaro come potrà la Polizia Locale effettuare controlli adeguati dopo la mezzanotte. È necessario un confronto sereno con l’amministrazione comunale su questi aspetti, e capire se ci siano margini per introdurre modifiche.
Per Rosaria Galiero (Napoli in Comune a Sinistra) è necessario trovare un modo per mediare tra tutti i detentori di interessi coinvolti nella “movida”, contemperando la sana iniziativa imprenditoriale con il diritto alla vivibilità dei cittadini. Per questo è forse utile distinguere le varie zone e trattarle in base alle specifiche problematiche.
Il provvedimento in discussione ha prorogato quella precedente per evitare che si creasse un vuoto normativo nella gestione della “movida” in città, ha precisato l’assessora Clemente. Da oggi è invece possibile aprire un tavolo di confronto e di ascolto con tutti i soggetti coinvolti, a partire dalle Municipalità, per consentire l’adozione di misure omogenee sul territorio, anche con emendamenti all’attuale ordinanza, che comunque confluirà nel Regolamento di Polizia Urbana al quale si sta lavorando.
Il lavoro della commissione, ha concluso la presidente Laura Bismuto, proseguirà con successivi confronti sui possibili emendamenti all’ordinanza, e si attendono dalla Polizia Locale alcuni chiarimenti normativi sulla possibilità di prevedere sanzioni più aspre anche per i gestori di attività di somministrazione che compiono trasgressioni in materia ambientali.